Sport e integrazione: l’Uisp chiede al Coni coraggio per il riconoscimento delle Ius soli sportivo, come indica anche il ministro Poletti
17 Aprile 2014Roma, 17 aprile. Sport e integrazione, non basta dirlo. Si tratta di un percorso da costruire quotidianamente, come ha ribadito oggi il ministro al lavoro e alle politiche sociali, Giuliano Poletti, nell’incontro promosso dal Coni al Foro Italico. L’Uisp è su questa lunghezza d’onda. Perché si facciano passi in avanti occorrono fatti concreti, occorre misurarsi quotidianamente con il tema dei diritti e dell’interculturalità nello sport e nella società, occorre praticare l’idea che lo sport sia un grande mediatore sociale tra migranti e opinione pubblica. Come? “Noi lo facciamo da anni – dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp – nelle nostre attività e nei nostri tornei tutti possono giocare, dai richiedenti asilo ai nuovi cittadini. L’Uisp chiede al Coni e alle Federazioni sportive di intervenire per adeguare statuti e regolamenti al riconoscimento dello ius soli. L’incontro e il giocare insieme in un campo sportivo rappresentano una risorsa per la coesione sociale e per la crescita umana e culturale: per questo abbiamo inventato da venti anni i Mondiali Antirazzisti e per questo organizziamo da sempre attività sportive con le varie comunità nelle città più multietniche d’Italia, da Roma a Bologna, Genova e Torino”.
“E’ positivo che il Coni inserisca con forza nella sua agenda il tema dell’integrazione attraverso lo sport – conclude Manco – è positivo che il ministro Poletti riconosca allo sport un valore sociale capace di lubrificare le relazioni tra le persone. Siamo convinti che il ruolo dell’associazionismo e del volontariato sportivo non sia quello di gestire le emergenze, ma di creare nuovi legami sociali per il futuro del nostro Paese. Lo chiediamo da tempo: venga riconosciuto lo ius soli nello sport e nella legislazione italiana”
Ivano Maiorella
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