I video sui disastri ambientali causati dall’uomo vincono la sezione “Corti della realtà” del Premio L’anello debole
01 Luglio 2014CAPODARCO – La “terra dei fuochi”, i morti dell’Eternit e il disastro di Fukushima… Sono i video su l’inquinamento e i disastri ambientali causati dall’uomo a dominare la sezione Corti della realtà del Premio L’anello debole. Si aggiudicano infatti l’VIII edizione (primo premio assoluto ex-aequo) l’inchiesta di Marco Fubini e Nadia Toffa “La Camorra uccide anche senza le pistole“, trasmessa dal programma “Le iene” di Italia Uno e “The white town (La città bianca)” del fotografo dell’agenzia Contrasto, Tommaso Ausili. Premio speciale della giuria a “Fukushima no daimyo (Il signore di Fukushima)” di Alessandro Tesei.
Al Capodarco Corto Film Festival, chiuso il 28 giugno dalla cerimonia di premiazione, hanno partecipato altre cinque finaliste per i “Corti della realtà”, tutte di altissimo valore: “Casa santa Francesca Romana” di Gabriele Camelo; “Destiny” di Fabrizio Riggio; “Il barbiere oggi è tutto” del Giornale dei senza dimora Shaker; “Moussa Diary” di Emiliano Albensi e “Naleena” di Luigi Storto.
La Camorra uccide anche senza le pistole è ambientato nel così detto “triangolo della morte”: una zona compresa tra Napoli e Caserta dove si muore tre volte di più che nel resto d’Italia. In quella terra, da anni, la Camorra sversa ogni tipo di rifiuto industriale proveniente da tutta la Penisola e da tutt’Europa. Questi rifiuti vengono o interrati o bruciati a cielo aperto e per questo la zona è chiamata “terra dei fuochi”. Gli autori incontrano attivisti ed esperti, parlano con le persone malate di tumore o che hanno perso un famigliare. Infine scoprono che le verdure coltivate sopra le discariche sono destinate alla grande distribuzione…
Marco Fubini e Nadia Toffa hanno realizzato molte inchieste per “Le iene”. Fubini, insieme a Pablo Trincia, ha vinto il premio per la migliore inchiesta televisiva al Premio Ilaria Alpi nel 2013 con un reportage sulla droga “corrosiva” Krokodil. Nadia Toffa ha realizzato servizi sulle truffe compiute dalle farmacie ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, sul gioco d’azzardo e sullo smaltimento illegale dei rifiuti nella “terra dei fuochi” in Campania e nella così detta “terra dei veleni” in Calabria.
The white town, la città bianca è Casale Monferrato, resa bianca dalle fuoriuscite dello stabilimento Eternit che ha sparso per anni su persone e cose un’enorme quantità di polvere di amianto. La fabbrica è stata aperta nel 1916 e durante la sua attività ha rilasciato un’enorme quantità di inquinanti nell’atmosfera dalle ciminiere sprovviste di filtri, contaminando i paesi e le campagne circostanti. Benché fosse noto che l’amianto fosse cancerogeno, l’Eternit ha continuato a produrlo fino al 1986, tenendo i lavoratori all’oscuro dei rischi. Più di 1600 persone sono morte a Casale per patologie legate all’amianto, tra operai e semplici cittadini. E’ una storia che parte da lontano ma che ha risvolti giuridici e drammatici anche nel presente. Il 3 giugno 2013 si è concluso il più grande processo ambientale d’Europa con la condanna del magnate svizzero Stephan Schmidheiny a 18 anni di reclusione. Ancora oggi a Casale si registrano circa 50 nuovi casi di mesotelioma all’anno. L’autore del corto, Tommaso Ausili, è un fotografo dell’agenzia Contrasto. Nel 2010 ha vinto il World Press Photo con un reportage sulla morte degli animali da macello.
La vittoria ex-aequo del servizio de “Le iene” e del corto di Tommaso Ausili è stata determinata dal voto congiunto della Giuria di qualità del premio e di circa 150 giurati popolari. La Giuria di qualità ha invece scelto autonomamente di assegnare un premio speciale a “Fukushima no daimyo (Il signore di Fukushima)” di Alessandro Tesei. Nel video, a distanza di quasi due anni dall’incidente alla centrale nucleare, Masami Yoshizawa, che mai ha lasciato la zona di evacuazione, si racconta in un’intervista dove spiega quella che è diventata la sua missione. La terra è definitivamente compromessa e l’inquinamento non potrà mai essere cancellato. Cosciente di tutto questo lui rimane e lotta per far conoscere al mondo le tragiche conseguenze dell’esposizione radioattiva.
Per la Giuria di qualità: “Le immagini surreali e struggenti di una città fantasma perché evacuata poche ore prima dello tsunami e del disastro nucleare di Fukushima e soprattutto la storia dell’uomo che ha scelto di rimanere in quella città e per il quale gli abitanti ‘devono poter scegliere di tornare’, costituiscono una testimonianza unica per far comprendere le logiche e i pericoli inconfessabili che si nascondono dietro la quotidianità del benessere”
Alessandro Tesei è al suo secondo reportage dall’area proibita di Fukushima. Ha girato “Fukushame. The lost Japan” appena sette mesi dopo il terremoto e il conseguente l’incidente nucleare spingendosi fino a un km dalla centrale.
Fonte: Premioanellodebole