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ARCI – Gabriele Del Grande, “ci mobiliteremo per chiedere l’immediato rilascio”

La presidente di Arci, Francesca Chiavacci, interviene sulla vicenda che vede il blogger e regista italiano, Gabriele Del Grande, bloccato in Turchia da dieci giorni a seguito di un fermo della polizia mentre cercava di intervistare dei profughi siriani per il suo libro “Un partigiano mi disse”. 

 

 

“Siamo a fianco del giornalista Gabriele Del Grande, cui va tutta nostra solidarietà. E’ necessaria una forte mobilitazione della società civile per chiederne il rilascio, a cui parteciperemo e che organizzeremo insieme ai suoi colleghi che stanno decidendo in queste ore che iniziative mettere in campo.

Chiediamo il massimo impegno delle nostre rappresentanze diplomatiche in Turchia e un intervento urgente del Ministro degli Esteri perché Del Grande venga immediatamente rilasciato e rimpatriato.

Gabriele Del Grande, giornalista, documentarista che con tanti circoli Arci ha lavorato in occasione della produzione del film “Io sto con la sposa”, fondatore dell’osservatorio sulle vittime dell’immigrazione Fortress Europe, è trattenuto da 10 giorni in un centro di detenzione amministrativa in Turchia. Del Grande è stato fermato nella provincia di Hatay, al confine con la Siria, zona – secondo le autorità turche – in cui non è consentito l’accesso.

Il reporter si trovava lì per raccogliere materiale per realizzare un nuovo libro, una raccolta di testimonianze di profughi siriani per ricostruire, attraverso il loro racconto, la guerra in Siria e la nascita dell’Isis.

E’ trattenuto in carcere in un Paese in cui, soprattutto dopo la dichiarazione dello stato d’emergenza successiva al fallito golpe delle scorsa estate, c’è stata una forte stretta repressiva a scapito del rispetto dei diritti umani. E certamente la situazione di tensione determinata dalla contestata vittoria nel referendum costituzionale voluto da Erdogan, con le opposizioni scese in piazza per chiedere l’annullamento del risultato, rende il clima ancora più incandescente.

Solo ieri gli è stato concesso di  telefonare alla sua compagna, a cui ha annunciato l’inizio di uno sciopero della fame perché gli siano garantiti i più elementari diritti, dalla formalizzazione dell’accusa per cui viene trattenuto, alla nomina di un avvocato, alla possibilità di comunicare con l’esterno.

Siamo vicini a Gabriele e speriamo di poterlo riavere presto tra noi”.

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