Coop:‘’Gli italiani sono sempre più pessimisti’’
Articolo tratto da IL SALVAGENTE.IT
Un anno di crisi nel rapporto dell’Associazione nazionale cooperative di consumatori.
Di: Monia Cappuccini
Meno carne, pesce verdura e frutta fresca in frigorifero, più confezioni piccole, maggiore attenzione agli sprechi. Sono gli italiani al tempo di crisi visti dal carrello della spesa, secondo quanto emerge dal rapporto “Consumi e distribuzione” presentato ieri a Milano dal vicepresidente vicario Ancc-Coop, Enrico Migliavacca, e elaborato dall’Ufficio Studi di Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori.
L’80% si sente sempre più povero
Italiani sempre più poveri, almeno così si sente l’80% delle famiglie intervistate, convinte di vivere al di sotto o appena al limite di un livello di benessere accettabile. La spesa rimane ancora ampiamente inferiore ai livelli pre-crisi e per trovare la quadra le famiglie hanno adottato strategie di sopravvivenza. Meno formiche ma anche meno cicale, più sobri nel limitare i consumi all’ambito domestico. Nel complesso gli italiani sono più pessimisti sulle proprie condizioni economiche legate alle prospettive di lavoro: l’anno scorso il 23% vedeva un peggioramento del proprio status, oggi a vedere nero è 42%. Dato su cui grava l’accelerazione dell’inflazione e la debolezza del mercato del lavoro.
L’Iva aumentata inciderà ulteriormente sugli acquisti
La manovra non aiuta e la misura dell’aumento dell’aliquota Iva si farà sentire sulla perdita del potere d’acquisto delle famiglie, calato del 7% negli ultimi dieci anni. Ogni punto di Iva in più pesa 7 miliardi sui minori consumi annuali. L’aumento al 21% va a intaccare settori già fortemente penalizzati (l’abbigliamento nel primo semestre 2011 fa segnare un -8%, il bazar sfiora il -6%, il multimediale sfiora il -15%). Il rischio è riportare la spesa delle famiglie a livelli ancora più bassi dei minimi toccati nel 2009.
Sacrificati soprattutto i consumi no-food
Come fare per tirare avanti? Si fa di necessità virtù, sfoderando la proverbiale arte della sopravvivenza. Gli italiani sacrificano i consumi no-food: via l’auto, l’arredo per la casa, il multimedia, gli elettrodomestici e l’abbigliamento.
Si taglia anche sui consumi alimentari, modificando il comportamento mentre si fa la spesa. Torna a crescere l’acquisto di prodotti di base (olio d’oliva, latte uht, tonno in scatola), insieme al carrello etnico e al pronto (a elevato livello di servizio), mentre perdono appeal i carrelli salute e lusso.
Caccia alle promozioni
Italiani più abili, vanno alla ricerca di promozioni, prediligendo il supermercato e i nuovi formati di spesa, come i discount e gli specialisti drug. Il 35% vaga da un punto vendita all’altro a caccia della promozione migliore, tutti rivolgono maggiore attenzione agli sprechi, rivolgendosi a confezioni più piccole, riempiendo meno il frigo di cibi freschi, acquistano meno acqua minerale, detersivi e stoviglie di plastica e più sacchetti per la spazzatura.
Ripartire dalle liberalizzazioni
“Il rigore nei conti pubblici è d’obbligo ma non deve generare una depressione ulteriore sui consumi e sulla vita delle famiglie come già sta succedendo” affermano dalla Coop, che presenta anche la sua ricetta sulla crisi rivolgendo un appello al mondo dell’industria e dell’agricoltura.
“Solo i settori liberalizzati sono alleati dei consumatori finali. È da qui che bisogna ripartire. Quello che occorrerebbe è un approccio non solo rivendicativo, ma anche propositivo del mondo delle imprese. Solo se lavoriamo su progetti comuni e di sistema possiamo affrontare la gravità della situazione a sostegno dei cittadini e consumatori”.
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