COMUNICATO STAMPA
Roma 12 aprile 2012
Il Forum del Terzo Settore, ricevuto dalla 11° Commissione permanente Lavoro e previdenza sociale del Senato esprime un giudizio di sostanziale positività sul disegno di legge in materia di riforma del mercato del lavoro.
“Il provvedimento – dichiara Andrea Olivero, Portavoce del Forum – contiene elementi che vanno in direzione di una crescita del mercato del lavoro: si torna infatti ad avere una visione del lavoro che, pur non rinunciando alla flessibilità, prevede elementi per una sua stabilizzazione, liberando quindi il concetto di flessibilità dalla sua caratterizzazione negativa.”
Sul tavolo, tra i temi discussi, quelli dei contratti a termine, partite Iva, co.co.pro e lavoro intermittente. Nel provvedimento si individuano elementi volti alla riduzione degli abusi nell’utilizzo distorto di tali forme contrattuali che alimentano così la precarietà. “Se infatti aumenta l’esigenza di lavoro flessibile – continua il Portavoce – il rischio di una precarizzazione del lavoro viene scongiurato, per la prima volta, attraverso l’individuazione di criteri volti alla valorizzazione e professionalizzazione del lavoro flessibile, vincolando quelle tipologiecontrattuali che nascondono forme di lavoro subordinato.”
Sul tema della flessibilità in uscita il provvedimento si muove nella direzione del contrasto al fenomeno delle ‘dimissioni in bianco’, che riguarda più spesso le donne lavoratrici, attraverso misure di tutela chedovranno essere convalidate dal servizio ispettivo del Ministero del lavoro. In un’ottica di maggiore tutela per tutte le forme contrattuali, da quelle tipiche a quelle atipiche, anche l’introduzione dell’Aspi, l’assicurazione sociale per l’impiego che sostituirà le indennità di mobilità e di disoccupazione, estendendo la copertura agli apprendisti, confermandola ai dipendenti privati e pubblici con contratto non a tempo indeterminato che abbiano lavorato almeno 52 settimane nell’ultimo biennio.
“Tuttavia è da evidenziare – prosegue Andrea Olivero – come la riforma non tiene conto in alcun modo del terzo settore e del lavoro nell’ambito del sociale. Un segnale ulteriore che il nostro mondo viene ancora una volta trascurato. Sappiamo bene quanto, specie in momenti di crisi come quello che il nostra paese sta attraversando, il nostro mondo rappresenti una risorsa e un’opportunità da sostenere e valorizzare. E questo non è stato fatto.”
La riforma non tiene infatti conto del fatto che i servizi per l’occupazione, e più in generale le politiche attive per il lavoro del nostro paese, quasi non esistono. Se è vero che vengono inserite delle proposte interessanti nell’ottica della flessibilità, è altrettanto evidente che non vengono individuati gli strumenti affinché questa flessibilità possa essere oggettivamente gestita. “Basti pensare al fatto che in Italia solo il 3% dei lavoratori trova impiego attraverso l’intermediazione pubblica o che la formazione riguarda solo il 7% per i giovani e il 6% per gli adulti. Percentuali assolutamente irrisorie per tutta la popolazione lavorativa italiana.”
“Questo ci dice – prosegue il Portavoce – che se non ci si apre a un nuovo modello e a nuovi servizi al lavoro,in cui il terzo settore sia chiamato a svolgere una funzione importante, non si riuscirà certamente a dar seguito a quelli che sono i principi ispiratori di questa riforma: contribuire a fare crescere l’occupazione in Italia.”
Pietro Barbieri, presidente della FISH, e presente all’audizione, ha sottolineato che “questa riforma contiene aspetti interessanti sul tema dei diritti delle persone con disabilità ed ha accolto gran parte delle sollecitazioni che sono state rivolte al Governo dalle organizzazioni dei disabili.” Tuttavia – ha proseguito Barbieri – deve essere fatto un ulteriore passo in avanti rispetto al tema del collocamento, anche per i lavoratori con disabilità, intraprendendo, a livello nazionale, forme di collaborazione tra soggetti pubblici e privati con il terzo settore, per l’avviamento al lavoro delle persone con disabilità.” Il modello indicato come buona prassi è quello della Regione Veneto che ha affidato proprio a soggetti del terzo settore il compito di occuparsi dell’accompagnamento al lavoro dei lavoratori con disabilità, in mancanza di competenze sia tra soggetti del pubblico che del privato profit.