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FISH – Spendere meglio, ma fermare i tagli

Fonte: superando.it

Si chiama esattamente “PER il diritto alla Salute: colpire gli sprechi, spendere meglio, ma fermare i tagli!” l’appello lanciato in questi giorni, subito dopo l’approvazione del Decreto-Legge sulla revisione della spesa pubblica, cui tutti possono aderire e che vede tra i primi autorevoli firmatari anche il Presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), insieme a molti altri.

C’è Pietro Barbieri, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), tra i primi autorevoli firmatari dell’appello denominato PER il diritto alla Salute: colpire gli sprechi, spendere meglio, ma fermare i tagli!, del quale è in corso l’invio a tutte le principali Istituzioni nazionali e a tante altre organizzazioni della società civile.
Insieme a Barbieri, vi sono Giorgio Bignami, presidente di Forum Droghe;don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele; Giovanna Del Giudice, portavoce del Forum Salute Mentale; Nerina Dirindin di SOS Sanità; Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva; Maria Grazia Giannichedda, presidente della Fondazione Basaglia; Patrizio Gonnella, presidente di Antigone; Gavino Maciocco, coordinatore di SaluteInternazionale.info; Michele Mangano, presidente dell’Auser; don Giovanni Nervo, presidente onorario della Fondazione Zancan e già fondatore e primo presidente della Caritas Italiana; Franco Rotelli, presidente della Conferenza Mondiale per la Salute Mentale “F. Basaglia”; Gisella Trincas, presidente dell’UNASAM (Unione Nazionale Associazioni per la Salute Mentale); Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan; don Armando Zappolini, presidente del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza).
Qui di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’appello, diviso in dieci punti, ricordando che ad esso tutti possono aderire, utilizzando lo specifico modulo predisposto dalla FISH.

1. La spesa pubblica per il welfare è un investimento per accrescere il benessere, la coesione sociale, l’occupazione, lo stesso PIL [Prodotto Interno Lordo, N.d.R.],indispensabile in tempo di crisi e necessario per la ripresa economica.

2. Le risorse pubbliche provengono dalle imposte pagate dalla collettività: devono essere usate con rigore per assicurare servizi di qualità, così si difende l’universalismo. E chi evade ruba due volte: quando non paga le tasse e quando usa i servizi pagati dagli altri.

3. La spending review [revisione della spesa pubblica, N.d.R.] deve, e può, servire a garantire il diritto alla salute e all’assistenza socio sanitaria, con un’opera continua di riqualificazione della spesa pubblica, per rendere sempre più appropriata l’offerta del welfare, avvicinandola ai bisogni dei cittadini.

4. Per questo occorre sostenere i servizi e le prestazioni che, misurati i risultati, dimostrino effetti migliori (per la salute, le cure, l’inclusione sociale…).

5. Le manovre finanziarie degli ultimi anni, e il decreto appena approvato dal Governo [Decreto Legge n. 95 del 6 luglio 2012, “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”, N.d.R.], non attuano una “buona” spending review: bensì impongono tagli lineari al finanziamento della sanità (e le precedenti manovre anche nuovi ticket), esponendo a gravi rischi il diritto costituzionale alla salute e all’assistenza e il modello universale del nostro Servizio Sanitario Nazionale (e se la sanità è in crisi l’assistenza sociale rischia addirittura di scomparire, anche a causa delle crescenti difficoltà dei comuni nel garantirla).

6. L’allarme sulla crescita della spesa sanitaria è infondato, come segnala anche l’ultimo rapporto della Corte dei Conti. E, nei confronti internazionali, l’Italia associa minore spesa a migliori servizi. Eppure ci sono ancora margini per “migliorare”: recuperando efficienza ed efficacia, contrastando sprechi e illegalità. Ma è assolutamente indispensabile distinguere tra operazioni a “breve termine” e altre che necessitano di tempi più lunghi per ottenere risultati duraturi; e selezionare gli interventi, tenendo conto delle diverse condizioni e dei diversi comportamenti tra le regioni. Altrimenti il tutto si riduce a operazioni per fare cassa.

7. L’esperienza di alcune Regioni dimostra che il vero risanamento non si ottiene con tagli indiscriminati, ma con una coraggiosa riorganizzazione dei servizi socio sanitari: il ridimensionamento e la riqualificazione della rete ospedaliera, il potenziamento dei servizi distrettuali (assistenza domiciliare e cure primarie), regole serie per gli accreditamenti dei privati, l’integrazione fra sociale e sanitario, servizi e non voucher.

8.Il momento è difficilissimo: vogliamo contribuire al risanamento e alla ripresa per fare uscire l’Italia dalla grave crisi in cui si trova ormai da troppo tempo. E se l’emergenza in cui ci troviamo impone scelte difficili, queste non possono e non devono compromettere il modello universale del nostro Servizio Sanitario Nazionale, impedire ancora l’esistenza dei livelli essenziali per l’assistenza sociale (non autosufficienza, minori, povertà …) e colpire ancora una volta le persone più deboli.

9. La discussione parlamentare sul decreto appena approvato va accompagnata da una grande “mobilitazione” sociale e dalla partecipazione democratica: per fare scelte decisive per il nostro futuro.

10.Per questo chiediamo al Governo (con un ruolo forte del Ministero della Salute), alla  Conferenza delle Regioni, all’ ANCI [Associazione Nazionale Comuni Italiani, N.d.R.] e al Parlamento di aprire subito un confronto vero con le Associazioni e i vari soggetti impegnati nel welfare socio-sanitario, e con il Sindacato: abbiamo proposte da fare per scongiurare la logica dei tagli lineari, e assumere precisi impegni per contribuire alla riqualificazione del Servizio Socio Sanitario pubblico e universale, a garanzia dei diritti di cittadinanza sanciti dalla nostra Costituzione.
 

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