ARCI – Imu e circoli, una questione di scelte
24 Gennaio 2014Fonte: ArciReport, 23 gennaio 2014
Articolo di Francesca Chiavacci, Presidente di Arci Firenze
La questione dell’Imu è una questione di scelte. Il concetto di ‘modalità non commerciale’, oltre a mettere in discussione il percorso normativo storico che nel tempo ci ha definito, evidenzia quanto chi lo ha introdotto conosce poco il nostro mondo.
Lo abbiamo sempre saputo, ma, oggi, è ancora più evidente. Continuiamo ad auspicare che la vicenda possa arrivare ad una soluzione positiva. Ma, se la speranza è l’ultima a morire, il senso di realtà ci dice che le probabilità sono molto poche. Prima gli stralci al dl Stabilità e il passaggio nel decreto Imu, poi la dichiarazione di inammissibilità al Senato sullo stesso decreto, ora un quarto tentativo con un emendamento alla Camera presentato da Paolo Beni. Su tutto, l’ombra della fiducia che il Governo proporrà sulla conversione del decreto Imu.
La situazione, nel nostro mondo, desta molta rabbia e preoccupazione. Anche per un paradosso: il Parlamento con il più alto numero di rappresentanti proveniente dal terzo settore non riesce proprio a vedere e sentire un punto fondamentale per migliaia di esperienze associative e mutualistiche diffuse in tante parti d’Italia (non solo in Emilia e Toscana), che contribuiscono a tenere e a costruire coesione sociale e sviluppo culturale nei territori e nelle comunità. Con ciò, ovviamente, non vogliamo dire che nei due rami del Parlamento mancano interesse e riconoscimento della correttezza e della fondatezza delle nostre rivendicazioni. Siamo consapevoli dell’impegno del gruppo interparlamentare sul terzo settore, in particolare del nostro Presidente Paolo Beni e del sostegno di tanti altri parlamentari. Impegno ribadito, tra l’altro, alcuni giorni fa nel corso di un incontro a Firenze con deputati e senatori dell’area fiorentina di PD e SEL.
Resta però che molto probabilmente prevarranno ancora una volta scelte che non riserveranno buone notizie per il nostro associazionismo.
Dunque esiste un problema di mancanza di volontà politica e di presa in carico della vicenda da parte della maggioranza di governo e dei gruppi nelle commissioni. Esistono certamente le miopie di un approccio, dominante nel dibattito politico e ancora troppo schiacciato sulle logiche dell’austerity, che continua a sacrificare welfare e fasce sociali più deboli. Ma forse è il caso di considerare questo passaggio infelice e foriero di molte nuove difficoltà per i nostri circoli come un’occasione per tornare a interrogarci sulla necessità ed urgenza che le ragioni del nostro associazionismo, associazionismo di promozione sociale, trovino la forza per farsi sentire e vedere riconosciuta la propria dignità, al pari di altre esperienze del terzo settore e del no-profit.
Spetterà a noi tornare a mobilitarci e, come ci chiedono tante compagne e tanti compagni nelle assemblee congressuali, essere capaci di far sapere chi siamo, di rendere visibile cosa oggi sono e rappresentano Circoli, Case del Popolo, Società di Mutuo Soccorso, il nuovo associazionismo che ha la fortuna di possedere i propri spazi. Dovremo essere in grado e impegnare le energie, sia attraverso la nostra capacità di interlocuzione politica, sia attraverso la promozione della nostra identità, sia attraverso la capacità di mobilitazione a livello locale, di trasmettere la ricchezza e la preziosità per la società italiana della nostra azione e del nostro impegno quotidiano diffuso nelle città come nelle più piccole frazioni.
Una questione di scelte. Anche per noi.