UICI – Una biblioteca per non vedenti
27 Gennaio 2014Fonte: Redattore Sociale
TORINO – Una nuova audiobiblioteca per i non vedenti. I cui titoli verranno “convertiti” su richiesta degli utenti. Accade a Torino, dove l’Unione italiana ciechi, da sempre in prima fila nella difesa del diritto alla cultura per i disabili, ha affidato a trenta volontari il compito di registrare una serie di libri da destinare a chi da solo non può più leggerli. Gli “Uomini libro” (questo il nome del progetto, come in “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury) si sono già messi al lavoro: i primi due titoli sono stati consegnati ieri, e al momento sono in fase di registrazione. Tra i volontari che se ne stanno occupando ci sono attori, giornalisti e appassionati di letteratura, che sono stati forniti dall’Uici di microfoni, software di registrazione, materiale insonorizzante e di tutto ciò che occorra per una simile operazione. E che “saranno in grado – puntualizzano all’Uici – di dare spessore alla lettura, restituendo la tensione narrativa al testo senza bisogno di calcare troppo la mano”.
“I volontari – spiega Sergio Prelato, consigliere Uici – sono stati reclutati lo scorso marzo, durante un concerto organizzato nel conservatorio Verdi di Torino. Quella sera abbiamo lanciato la nostra proposta, e molte delle persone presenti hanno aderito entusiasticamente”. Un’ iniziativa che, nelle parole degli stessi promotori, “nasce dal basso”. E che permetterà a chi non può più leggere di continuare a scegliere di quali testi e quali parole nutrire la propria cultura. “Chiunque – continua Prelato – può chiederci di convertire convertire un testo: basta presentarsi nella nostra sede di corso Vittorio portando il libro che si deidera far registrare; noi provvederemo ad assegnare il testo a un volontario, che si occuperà di registrarlo e riversarlo su un file digitale. Oltre ad essere consegnati ai rispettivi richiedenti, i titoli andranno a comporre un archivio digitale che vorremmo condividere anche con le biblioteche civiche della zona”.
E all’Uici ci tengono a rimarcare come questo sia anche un modo per combattere la crisi. “Tutto nasce con la chiusura della sede torinese del Libro parlante, – precisa Prelato – una struttura che si occupa a sua volta di audiolibri. In tempi di spending review, abbiamo dovuto sacrificare una sede per poter continuare a far sopravvivere le altre presenti sul suolo nazionale. Purtroppo è toccato a quella di Torino; e questa iniziativa è il nostro modo di rispondere alle restrizioni che tutti, ormai, dobbiamo affrontare. Continueremo, peraltro, a collaborare con le altre sedi, scambiandoci i titoli disponibili: in questo modo potremo registrare molti libri fuori catalogo o di nicchia. Il primo che ci è stato consegnato è un testo molto raro, scritto ai tempi della resistenza: ce lo ha dato una signira di Ivrea, per cui quel libro aveva un enorme valore affettivo”. (ams)