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Giovanni Lo Porto, a due anni dal rapimento ancora nessuna notizia. Rompiamo il muro di silenzio

COMUNICATO STAMPA
#vogliamogiovannilibero

Giovanni Lo Porto, a due anni dal rapimento ancora nessuna notizia
Lappello ai media per rompere il muro di silenzio
Oltre 48.000 adesioni da tutto il mondo

www.change.org/vogliamogiovannilibero

Il Video

Lo-Porto-Pakistan-1Roma, 16 gennaio 2014Il 19 gennaio del 2012 veniva rapito in Pakistan il cooperante italiano Giovanni Lo Porto. Da allora più nessuna notizia. In vista del triste anniversario del suo rapimento un grande movimento di associazioni, ONG, amici, colleghi e gente che ha conosciuto la storia di Giovanni, chiede che venga rotto il muro di silenzio sulla vicenda. Per far sentire a Giovanni che non è stato dimenticato e che ogni sforzo è in campo affinché possa tornare presto a casa.

Valeria De Marco, amica e portavoce della famiglia di Giovanni che vuole mantenere massima riservatezza, dichiara: “Euna lunga, estenuante ed angosciosa attesa quella che stiamo vivendo. Ogni giorno speriamo arrivi una telefonata sulla liberazione di Giovanni. Abbiamo fiducia nelle Istituzioni che stanno lavorando, e speriamo fortemente che dopo due anni di prigionia Giovanni ritorni a essere libero nel più breve tempo possibile. Il calore della solidarietà che migliaia di persone ci fanno sentire in questi difficili momenti ci aiuta a mantenere forte la speranza. Li ringraziamo davvero tanto tutti”.

Il tam-tam per chiedere ai mezzi d’informazione di accendere un riflettore sulla vicenda di Giovanni Lo Porto ha superato i confini nazionali e messaggi di vicinanza #vogliamogiovannilibero stanno arrivando da diversi Paesi del mondo, tra cui Canada, Regno Unito, Libano, Germania, Francia, Israele, Danimarca, dagli Uniti e molti altri (guarda il video su: https://www.youtube.com/watch?v=5k-qPX1XDv0).

Oltre 48.000 persone hanno aderito alla petizione #vogliamogiovannilibero lanciata dal Forum Nazionale del Terzo Settore su Change.org per sollecitare le istituzioni italiane a mettere in campo ogni sforzo per risolvere positivamente questa vicenda.

Proprio il 19 gennaio, nel giorno del secondo anniversario del rapimento di Giovanni, sulla pagina della petizione di Change.org (www.change.org/vogliamogiovannilibero) partirà una seconda fase della campagna con la pubblicazione delle decine e decine di foto che stanno arrivando dal mondo per il cooperante: una foto al giorno, per continuare la catena di solidarietà per Giovanni e i suoi familiari.

In parallelo è appena stato lanciato su Facebook il “Giovanni Lo Porto Day”  da New Free Italy (https://www.facebook.com/events/257030331126353/?source=1)

Nel giorno dell’anniversario del suo rapimento chiediamo al Governo italiano che ogni possibilità sia praticata, anche scelte più impegnative, che garantiscano sempre la sua incolumità, perché Giovanni torni libero – afferma Pietro Barbieri, Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore – “Abbiamo inviato un appello anche a tutti i direttori di giornali e telegiornali per chiedere di aderire a questa mobilitazione e raccontare la storia di Giovanni. Ci auguriamo che in tanti partecipino a questa iniziativa e che l’eco di questa mobilitazione possa arrivare a Giovanni e non farlo sentire solo.”

Giovanni Lo Porto è un cooperante italiano di Palermo di 36 anni, rapito il 19 gennaio 2012 in Pakistan, dove stava lavorando per l’Organizzazione non governativa tedesca Welt Hunger Hilfe. Quattro uomini armati sono entrati nell’edificio dove lavorava e viveva con altri operatori a Multan, al confine tra Pakistan e Afghanistan, e lo hanno sequestrato insieme al suo collega Bernd Muehlenbeck. Da allora se ne sono perse le tracce. Solo un video, circolato in rete più di un anno fa, ha riacceso la speranza di rivedere Giovanni. Muehlenbeck nel video parla al plurale: “possono ucciderci in qualsiasi momento. Non sappiamo quando. Può essere oggi, domani, tra tre giorni”. (seguono materiali di approfondimento)

“Sono passati due anni e in tanti ancora aspettiamo Giovanni. Sappiamo che molte persone lavorano in modo discreto e tenace per farlo tornare ma a distanza di due anni crediamo sia giusto ricordare la sua assenza” dichiara Rossella Urru che insieme a due cooperanti spagnoli Ainhoa ed Enric hanno vissuto la stessa drammatica esperienza e sono stati rilasciati nel 2012 dopo lunghi mesi di prigionia in Mali Giovanni saprà di tutto questo solo una volta libero ma anche allora sarà importante sapere che in tanta solitudine non si era soli, che tanta resistenza e tanta speranza non erano l’illusione di uno ma di molti. È importante oggi dire e ribadire che Giovanni, coi suoi valori, è uno di noi e né lui né la sua famiglia sono soli nell’affrontare quest’ingiustizia.

Per accedere all’aggiornamento in tempo reale sull’andamento della campagna #vogliamogiovannilibero:www.change.org/vogliamogiovannilibero

Contatti:
Anna Monterubbianesi, Ufficio Stampa Forum Terzo Settore
stampa@terzosettore.it, tel.: +39.06.88802906, cell. +39.347.7061141

Margherita Romanelli, Responsabile Asia GVC
margherita.romanelli@gvc-italia.org, cell. +39.349.0094315

 

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