5 per mille – “No profit all’incasso tempi d’attesa lunghi”
12 Maggio 2014Ci sono grandi organizzazioni che portano ai bambini di tutto il mondo cibo e cure, ma anche piccoli gruppi che sperano di finanziare le proprie attività con il contributo statale.
Fonte: Repubblica Affari & Finanza 12 Maggio 2014
Articolo di Stefania Aoi
Ci sono grandi organizzazioni come Save the children che portano ai bambini di tutto il mondo cibo e cure. Ma anche piccole associazioni che sperano di finanziare le proprie attività, come il Gruppo Comunità via Marconi a Carbonia che dà assistenza ai disabili e persino la banda civica Lagorai, a Strigno, paesello di 1300 anime in provincia di Trento. Le realtà del no profit che chiedono di rientrare nella spartizione del 5 per mille del gettito Irpef, un gruzzolo da 391 milioni nel 2012, sono ogni anno tantissime e le più diverse. Circa 33mila quelle che hanno ricevuto risorse, tutte agguerrite e pronte a lottare con ogni mezzo (tv, volantini, passaparola) per convincere i contribuenti a mettere una firma sulla dichiarazione dei redditi a proprio favore. Eppure la maggior parte dei soldi finisce sempre nelle casse dei gruppi più grandi e meglio organizzati. In testa anche quest’anno l’Associazione Italiana contro il cancro che riceve 55 milioni di euro, seguita da Emergency (11 milioni), Medici senza frontiere (8 milioni). E da altre realtà ben strutturate, come le Acli che gestiscono Centri di assistenza fiscale (Caf) su tutto il territorio, quest’anno al sesto posto tra le onlus, incassando circa 4 milioni. Il terzo settore è di certo il più favorito dagli italiani e raccoglie 264 milioni, i due terzi dell’intero 5 per mille. Circa 107 milioni vanno agli enti di ricerca scientifica e sanitaria, 13 per le attività sociali dei Comuni e quel che resta va alle società sportive dilettantistiche. Chi guadagna di più è chi ha i donatori più ricchi. «Col meccanismo del 5 per mille ognuno decide a chi dare i propri soldi (in proporzione al suo reddito) – spiega Pietro Barbieri, portavoce del Forum del terzo settore – così gli incapienti, coloro che hanno redditi bassissimi, non hanno voce in capitolo». Altro problema sono i tempi lunghi prima di vedere i denari: «Passano anche 2 o 3 anni – sottolinea Barbieri» (st.a.)