FOCSIV – 18 gennaio – Giornata Mondiale delle Migrazioni. ogni essere umano ha diritto a una vita dignitosa e libera
16 Gennaio 2015In occasione della Giornata Mondiale delle Migrazioni. FOCSIV, seguendo la strada segnata da Papa Francesco, invita a riflettere sul valore della vita e sulla parità di diritti e dignità per tutti e indica la promozione della vita, intesa nella sua pienezza, come unica alternativa alla cultura della morte.
Roma, 16 gennaio 2015. La Giornata Mondiale delle Migrazioni del 18 Gennaio arriva in un momento particolarmente significativo per l’Europa, a pochi giorni dai terribili fatti di Parigi e in un momento in cui qualcuno afferma l’opportunità di rivedere il trattato di Shengen.
“In sintonia con Papa Francesco quando afferma che la Chiesa non ha frontiere, siamo convinti che anche le società civili dovrebbero averne meno. – è quanto afferma Gianfranco Cattai , Presidente della FOCSIV –Viviamo in un mondo globalizzato in cui si pretende il diritto di spostare merci e denaro in assoluta libertà, mentre si alzano muri e barriere quando a muoversi sono persone in fuga da violenze e persecuzioni.”
Il fenomeno migratorio non è il male ma è un sintomo di altri mali che continuiamo ad ignorare. La violenza efferata dei fatti di Parigi non è diversa da quella che milioni di Siriani, Nigeriani, Sudanesi o Iracheni vivono da anni, in una costante e angosciante quotidianità. Lo squilibrio con il quale i media e la politica raccontano e analizzano situazioni e i fenomeni, è inaccettabile; come se il valore della vita (e della morte) delle persone avesse un valore diverso a seconda del Paese in cui sono nati.
Quanti si sarebbero mobilitati se una manifestazione per la libertà e la democrazia fosse stata organizzata a Lagos anziché a Parigi? Eppure l’utilizzo di bambine rapite alle loro famiglie e poi fatte esplodere nei mercati della Nigeria da Boko Haram ed il massacro di interi villaggi non sono crimini meno efferati.
“Quella che abbiamo sotto gli occhi è la promozione di una cultura della morte” – aggiunge Cattai – che non è specificità di un Paese, di una etnia o di una religione, a cui si deve rispondere con la promozione della vita nella sua pienezza”.
Come afferma Papa Francesco nel suo messaggio, dobbiamo combattere la cultura della morte rispondendo “alla globalizzazione del fenomeno migratorio con la globalizzazione della carità e della cooperazione” .
Pertanto chiediamo con forza che:
- il Governo Italiano si adoperi, in continuità con l’azione portata avanti nel Semestre di Presidenza, per la revisione del Trattato di Dublino, dando la possibilità ai rifugiati di poter risiedere nel Paese Europeo che scelgono e non essere costretti e rimanere in quello di primo arrivo;
- l’Europa promuova un’azione politica, per sostenere la libertà di religione, di pensiero e di espressione, così come maggiori iniziative per ridurre disuguaglianze e divisioni, in modo da isolare e sradicare il fondamentalismo, di concerto con i Paesi membri e con i paesi musulmani attraverso una nuova iniziativa Euro-Mediterranea;
- siano aumentati gli impegni italiani ed europei in favore delle popolazioni destabilizzate dal fondamentalismo;
- sia rivitalizzata, di concerto con l’Europa, la preziosa azione di Mare Nostrum volta a salvare vite umane in mare e scongiurare le sciagure che sono costate migliaia di vittime nel Mediterraneo
- l’ONU apra centri di accoglienza e di identificazione dei Rifugiati nei Paesi di transito con più operazioni di reinsediamento, evitando il pericoloso e costoso viaggio per mare alla mercé dei trafficanti, circoscrivendo così il traffico di esseri umani che oggi costituisce un lucroso business per mafie nostrane e straniere.
Dobbiamo promuovere la cultura della vita e del dialogo incontrando e parlando con persone di altre fedi, come il Papa sta facendo in questi giorni in Asia, rispettando il loro credo e le loro convinzioni più intime. Approcci, pubblicazioni ed atteggiamenti che ridicolizzano la fede ed i valori dell’altro, chiunque esso sia, non fanno parte della cultura della vita ma incoraggiano la polarizzazione sociale e lo scontro tra civiltà diverse.
Da oltre 40 anni, con i nostri volontari viviamo e lavoriamo in contesti culturali ed economici diversi, mettendo sempre il dialogo ed il rispetto delle diversità al centro del nostro operare nei Paesi del Sud; È urgente ora riportare questi stessi valori al centro delle nostre comunità qui in Italia dove continuiamo ad operare attivamente.”
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