Arcigay – Insulti agli atleti della giovanile con la maglia rosa. “Gravissimo clima, le autorità sportive intervengano”
16 Marzo 2016Bologna, 16 marzo 2016 – “Un episodio gravissimo, drammaticamente sintomatico di un clima pericoloso per giovani e giovanissimi”: Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, non ci sta a sdrammatizzare quanto accaduto sul campo di Volpiano, nel Torinese, dove la squadra di giovanissimi del Settimo Calcio, che in campo indossava una maglia rosa, è stata vittima di insulti di stampo omofobo e razzista da parte degli avversari. “La cosa più inconcepibile – sottolinea Piazzoni – è il disperato tentativo dei dirigenti delle società di minimizzare o di fare spallucce dinanzi a quanto accaduto. A loro chiedo: questo dovrebbe essere l’ambiente “sano e formativo” in cui si vorrebbero far crescere le nuove generazioni? Il razzismo e l’omofobia sono fatti trascurabili in questi ambienti? Chi non ha ritenuto di dover denunciare questi fatti e ha atteso che fossero i media a farlo e chi, ancor peggio, si barrica dietro un puerile “io non c’ero” sta di fatto legittimando omofobia e razzismo negli ambienti in cui crescono i nostri ragazzi e le nostre ragazze. Il linguaggio violento e le parole d’odio spuntano non di rado negli stadi, dalle curve ma anche dai campi da gioco. E quando le telecamere sono spente, scopriamo che l’insulto al giocatore di serie A può degenerare in un vero e proprio linciaggio nelle squadre amatoriali e giovanili. L’omosessualità diventa un’offesa, gravida dei peggiori pregiudizi che vengono indotti nei ragazzi proprio nella loro età più fragile, quella in cui esplorano se stessi e gli altri nel tentativo di definire la loro identità, anche sessuale. Allora le autorità sportive devono responsabilizzarsi una volta per tutte. Il caso di Volpiano, dove lo sport è diventato per un gruppo di dodicenni senza colpe un traumatico pomeriggio di paura e umiliazione, merita sanzioni esemplari. Perché o il calcio dimostra di essere un luogo veramente formativo, in grado di far valere regole e principi e soprattutto di reagire dinanzi a fatti così gravi, o è meglio che iniziamo a preoccuparci seriamente della pericolosità e della dannosità di alcuni contesti sportivi”, conclude Piazzoni. “Farsi carico di quanto successo in un campo da gioco – lo incalza Marco Giusta, presidente di Arcigay Torino” Ottavio Mai” – significa anche riconoscere il deficit di formazione degli operatori sui temi della lotta alle discriminazioni, al razzismo e all’omotransfobia. Questa lacuna non è un’onta ma è un fatto che va risolto con urgenza: in questo senso diamo la nostra piena disponibilità a collaborare con tutte le società sportive che vogliano intraprendere percorsi concreti di contrasto a questi fenomeni”, chiosa Giusta.