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Riforma terzo settore, il voto finale slitta dopo Pasqua

In due sedute l’Aula del Senato approva i primi cinque articoli del testo e ne esamina altri due, rinviando però alla prossima settimana il voto sul resto del provvedimento. Per il governo difficoltà numeriche, poi superate, sull’impresa sociale. Il testo finale dovrà comunque tornare alla Camera

Fonte: Redattore Sociale

23 marzo 2016

ROMA – Dopo due anni di discussione e a quasi dodici mesi dall’approvazione del testo alla Camera dei Deputati, la riforma del terzo settore fa un altro passo avanti verso l’approvazione del provvedimento al Senato. In Aula nelle due sedute di martedì 22 e mercoledì 23 marzo sono stati votati gli emendamenti a sei dei dodici articoli del testo (cinque di questi hanno anche passato la votazione finale), e l’esame proseguirà dopo Pasqua per arrivare al voto finale. La prossima seduta del Senato è calendarizzata per mercoledì 30 marzo. Nelle intenzioni del governo e della maggioranza il testo dovrà poi essere approvato nella stessa formulazione anche alla Camera dei deputati, dove il provvedimento arriverà sostanzialmente “blindato”..

In Aula non sono comunque mancate le difficoltà per il governo e la maggioranza, con il sottosegretario Pizzetti che ha chiesto (e poi ottenuto dall’Assemblea) l’accantonamento dell’articolo 6, quello sull’impresa sociale. Gli emendamenti soppressivi dell’intero testo dell’articolo – e in particolare la proposta del senatore Luigi Marino (Ap), dunque di un esponente della maggioranza – avevano raccolto il consenso di tutta l’opposizione e di fronte a numeri ballerini l’esecutivo ha preferito rinviare le votazioni che – laddove accolte – avrebbero eliminato dal testo ogni riferimento all’impresa sociale. Scampato il pericolo immediato, dopo un’ora e mezza (passata a discutere dell’articolo 7) lo stesso gruppo di Area Popolare, per bocca del capogruppo Schifani, ha proposto di riprendere le votazioni sull’articolo 6. Marino (protagonista anche di un botta e risposta con il sottosegretario Bobba all’insegna di un reciproco “sei contradditorio”, “sei un pasticcione”) non ha accolto la richiesta di Schifani di ritirare l’emendamento, il quale posto ai voti è stato comunque respinto dall’Aula. A quel punto, alle due del pomeriggio, prima di passare all’analisi di tutti gli altri emendamenti sull’impresa sociale, una richiesta di verifica del numero legale ha sancito la fine della seduta e il rinvio dei provvedimento alla prossima settimana.

Al di là delle difficoltà in Aula (dove il fatto che a soccorso del governo siano ancora una volta intervenuti i senatori di Ala -“i verdiniani” – ha aperto altre polemiche sul loro ingresso ufficiale in maggioranza), in due sedute sono stati votati gli articoli 1,2,3,4 e 5 del testo, oltre a tutti gli emendamenti sull’art. 7 e ai primi sull’art. 6. Restano da esaurire dunque, oltre all’impresa sociale, soprattutto gli emendamenti sul servizio civile e quelli sul fisco. Nonché l’emendamento con il quale il governo intende istituire la Fondazione Italia Sociale, emendamento che era stato presentato in extremis per la prima volta in Commissione nei giorni scorsi per poi essere ritirato (dopo la presentazione di 280 sub/emendamenti) per essere portata direttamente all’esame dell’assemblea.

 

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