Ai. Bi. – Chi copre chi? La bufala annunciata da L’Espresso
08 Luglio 2016L’Espresso annuncia sui propri canali informativi, tramite una anticipazione video, che domani 8 luglio sarà pubblicato un numero del settimanale contenente un servizio giornalistico dal titolo “Ladri di bambini”, con relativa copertina, a firma di Fabrizio Gatti.
Il giornalista riferisce di una inchiesta secondo cui ci sarebbero stati dei bambini resi adottabili per famiglie italiane nonostante avessero una loro famiglia in Congo.
Nel fare riferimento al “lato oscuro delle adozioni internazionali”, Gatti parla di una “rete di trafficanti” che “ha cercato di fare entrare in Italia bambini sottratti ai loro genitori in Congo attraverso adozioni e sentenze di adozione non veritiere”. Secondo il giornalista sarebbero stati “ricostruiti almeno cinque casi”.
Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini ha diffidato la direzione del settimanale da tale pubblicazione in quanto si tratta di un servizio che, stando all’anteprima, riporterebbe gravi diffamazioni e veicolerebbe calunnie. Il video riferisce, infatti, notizie infondate perché afferma che “l’organizzazione ha potuto operare grazie alla copertura e a omissioni della associazione italiana più conosciuta, Ai.Bi.”
“I vertici di Ai.Bi. – specifica Gatti nel video – sono accusati di non avere dato informazioni veritiere e non avere denunciato quanto sapevano”, “i loro rappresentanti locali addirittura di avere ostacolato il trasferimento in Italia di decine di bambini, una vicenda che si protrae da due anni in silenzio” e di avere tenuto in ostaggio alcuni bambini a Goma.
Ai.Bi., in merito a ciò, precisa che di tutte le attività compiute o di cui si è avuta notizia in Repubblica Democratica del Congo (RDC) è sempre stata informata la Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) per iscritto. Inoltre, per chiarezza, va detto che le Adozioni Internazionali nel Paese si svolgono, come in ogni altro Stato, sotto laresponsabilità delle Autorità Pubbliche dei due Paesi convolti e che dunque nessuna sentenza di adozione né l’ingresso in Italia dei bambini adottati può avvenire senza l’autorizzazione della stessa CAI e delle autorità congolesi.
In attesa di conoscere il contenuto completo del servizio cartaceo, va chiarito sin d’ora che Ai.Bi. ha denunciato, oltre due anni fa alla CAI e alle autorità congolesi e oltre un anno e mezzo fa in Procura a Milano, notizie relative alla esistenza di anomalie nelle procedure di adozione in RDC e che anzi si è ancora in attesa di conoscere l’esito delle procedure in corso.
E’ dunque falsa l’affermazione secondo cui Ai.Bi., a conoscenza di situazioni consistenti in traffico di esseri umani e, in particolare, di minorenni, non avrebbe denunciato tali fatti. E’ altresì falsa l’affermazione secondo cui rappresentanti locali di AiBi. avrebbero “addirittura ostacolato il trasferimento in Italia di decine di bambini”.
Appare alquanto singolare che un giornalista di un settimanale riconosciuto a livello nazionale non abbia ritenuto opportuno dare voce alla Associazione prima di diffondere informazioni che danneggiano la reputazione e la dignità di un Ente che opera da oltre trent’anni contro l’abbandono a difesa dei minori.
Se L’Espresso avesse fatto le dovute verifiche avrebbe facilmente preso atto delle denunce di cui sopra e sarebbe stata, anzi, una buona occasione per attestarne lo stato di avanzamento.
A questo punto sorge spontaneo chiedersi quale sia il reale obiettivo di simile servizio e chi si stia in realtà coprendo, a distanza di poco meno di un mese da quando la vice presidente della CAI, Silvia della Monica, è stata revocata dall’incarico di presidente per decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri e non certo per l’intervento di una Associazione di famiglie adottive e affidatarie.
Che si tratti dunque di un colpo di coda e di un estremo tentativo di giustificare la rimozione da un incarico che,per oltre due anni, è stato svolto in aperta violazione del regolamento DPR 108/2007 sul funzionamento della CAI, come del resto denunciato da Ai.Bi ma anche da ben 27 enti autorizzati e associazioni familiari nonché da parlamentari di molteplici schieramenti con atti di sindacato ispettivo (interrogazioni e interpellanze, molte delle quali ancora in attesa risposta)?