Auser – “Non è un Paese per vecchi”: inadeguata l’assistenza agli anziani
09 Febbraio 2017E’ stata presentata Roma presso la sala Aldo Moro di Montecitorio la ricerca “Domiciliarità e Residenzialità per l’invecchiamento attivo” realizzata per Auser da Claudio Falasca. I numeri parlano di famiglie sempre più in difficoltà nell’assistenza agli anziani, con i servizi, le risorse e i posti letto nelle strutture in diminuzione.
La ricerca di Auser “Domiciliarità e Residenzialità per l’invecchiamento attivo” è una fotografia senza sconti sul cambiamento demografico in atto e su come vengono assistiti gli anziani nel nostro Paese, con forti disparità fra Nord e Sud. Il modello italiano di domiciliarità e residenzialità sta mostrando sempre di più forti limiti di inadeguatezza, con tagli ai servizi socio assistenziali e scarse risorse. Mentre le famiglie che assistono gli anziani sono sempre più in affanno e sole.
Alla domiciliarità ricorrono circa 2,5 milioni di anziani, mentre nelle oltre 12.200 strutture sparse sul territorio nazionale trovano assistenza poco più di 278.000 anziani con una netta riduzione dei posti letto fra il 2009 e il 2013 di oltre il 23%.
I dati della Ragioneria Generale dello Stato parlano chiaro e sono più che un campanello d’allarme: la spesa per l’assistenza di lunga durata dal 1,9% del Pil nel 2015, passerà al 3,2% del Pil nel 2060.
La ricerca mette in evidenza come per la prima volta, nella storia del Paese, la copertura dei servizi e degli interventi per anziani non autosufficienti presenta tutti segni negativi: diminuiscono gli anziani presi in carico nei servizi di assistenza domiciliare; diminuiscono del 9,1% tra il 2009 e il 2013 gli anziani nei presidi residenziali; segno meno anche per il numero di anziani con indennità di accompagnamento; diminuiscono i fondi statali; diminuisce del 7,9% la spesa per i servizi sociali di regioni e comuni. Diminuisce del 4,1% l’occupazione stabile nei presidi mentre schizza in avanti del 28,1% il volontariato, sempre nel periodo 2009-2013.
Le famiglie sono sempre di più con l’acqua alla gola, danno fondo a tutti i risparmi e spesso sono costrette a indebitarsi, a vendere casa anche in nuda proprietà per pagare l’assistenza a un loro caro non autosufficiente.
La ricerca dell’Auser avanza inoltre una serie di proposte concrete: istituire il fondo unico per la non autosufficienza; dotare di risorse adeguate e stabili nel tempo gli enti territoriali; adeguare il patrimonio immobiliare degli anziani perché possano restare a casa loro il più a lungo possibile; estendere e rendere efficaci i servizi di assistenza domiciliare; riconoscere professionalmente il lavoro delle “badanti” istituendo il “registro degli assistenti familiari” per facilitare la ricerca di assistenti qualificate, sostenere la crescita professionale e l’inserimento lavorativo e far emergere il lavoro nero. Per quanto riguarda la residenzialità occorre: ampliare l’offerta dei posti nei presidi per anziani; migliorare la qualità; prevenire e reprimere i comportamenti illeciti.
“Abbiamo promosso questa ricerca per valutare in che misura il sistema italiano di assistenza agli anziani è in grado di far fronte ai mutamenti in corso e a quelli futuri – ha sottolineato il presidente Auser Enzo Costa. Lo scenario demografico che abbiamo di fronte non lascia spazio ai tentennamenti. L’Italia è già il paese più vecchio d’Europa con il 21,4% degli italiani over 65 e il progredire del livello di longevità, impone a tutti, soprattutto alle istituzioni ma anche a noi attori sociali, una risposta perché sta crescendo in modo esponenziale la domanda di assistenza. Ci attende un lavoro enorme, senza perdere un minuto, per questo con la ricerca avanziamo anche un pacchetto di proposte chiare e concrete. L’orizzonte a cui guarda la nostra associazione è quello della promozione di una cultura dell’invecchiamento attivo come prevenzione della non autosufficienza e a un diverso modello di residenzialità nel territorio, aperto, solidale, inclusivo”.
Qualche dato in più:
– Italia Paese più vecchio d’Europa, ma gli anziani aumentano in tutto il pianeta.
L’Italia è il Paese d’Europa più vecchio: il 21,4% della popolazione ha più di 65 anni, rispetto a una media UE del 18,5%, e il 6,4% ne ha più di 80, contro una media di 5,1% (dati Eurostat).
Nel 2050 l’ISTAT prevede che gli anziani in Italia saranno 21.775.809, il 34,3% della popolazione. Ma è tutto il pianeta ad invecchiare. In tutto il mondo si contano 868 milioni di persone ultrasessantenni, pari al 12% della popolazione, con proiezioni che si spingono verso i 2,4 miliardi per il 2050, quando 21 persone su 100 avranno più di 60 anni. Il risultato sarà che nel mondo ci saranno più ultra sessantenni che ragazzi sotto i 16 anni: cosa che accade per la prima volta nella storia dell’umanità.
– Strutture per anziani: ancora troppi comportamenti illeciti
Nel periodo 2014 -2016 sono stai effettuati dai Nas 6187 controlli da cui sono risultate: 1.877 non conformità (pari al 28% su 6.187 controlli eseguiti), 1.622 persone segnalate all’Autorità Amministrativa, 68 arresti, 1.397 persone segnalate all’Autorità Giudiziaria, 3.177 sanzioni penali, 2.167 sanzioni amministrative per oltre 1 milione e 200 mila euro, 176 strutture sottoposte a sequestro/chiusura.
– Le badanti: donne e straniere, ma crescono le italiane
Ad oggi non si sa quanti siano le lavoratrici o i lavoratori che svolgono la professione di assistenti familiari. Gli unici dati attendibili sono desumibili dall’Osservatorio dell’INPS sul lavoro domestico. Da questo ricaviamo che nel 2015 i lavoratori domestici erano 886.125, di questi 375.560 (il 42,4%) sono badanti. Dal 2009 al 2015 il loro numero è in progressiva crescita, assoluta e percentuale, passando dal 26% dei lavoratori domestici nel 2009 al 42,4%, con un incremento del 46,1%.
Il 53,1 delle badanti svolge la sua attività nel Nord, nel Centro sono 25,1% nel Sud l’11,5% e il 10.4% nelle Isole. La regione con il maggior numero di badanti è la Lombardia con il 15%, seguita dall’Emilia Romagna con l’11,6% la Toscana con il 10,4% e il Lazio con il 9%.
Tra il 2009 e il 2015 c’è stato un rilevante incremento delle badanti di età compresa fra i 55 e i 65 anni.
Le badanti sono soprattutto donne per il 92,9% e straniere, nel 2015 rappresentavano l’80,9%. Provengono soprattutto dai paese dell’Est Europa (60,7%), seguono i lavoratori dell’America del Sud con il 6,6%, l’Africa del Nord con il 3,3%. Ma dal 2009 al 2015 sono aumentate in modo esponenziale, del 239%, le assistenti famigliari italiane rappresentate oggi dal 19,1%.
La cifra media che gli italiano dichiarano di pagare alle badanti è di 920 euro. Varie fonti stimano che le risorse economiche mobilitate siano non meno di 9 miliardi di euro per circa 1,5 milioni di anziani.
Su www.auser.it è disponibile la ricerca completa.