AVIS – Più doni, meglio stai. L’impatto sociale delle donazioni di sangue
20 Febbraio 2017Presentato alla Camera dei Deputati il volume “La VIS di AVIS. La valutazione dell’impatto economico e sociale dell’Associazione Volontari Italiani del Sangue”, edizioni Franco Angeli, alla presenza del sottosegretario al Welfare Luigi Bobba, del presidente di AVIS Nazionale Vincenzo Saturni, del prof. Giorgio Fiorentini (Cergas – BOCCONI) e della dott.ssa Stefania Vaglio, in rappresentanza del Centro Nazionale Sangue.
Comunicato stampa
Roma, 20 febbraio 2017 – Oltre otto euro restituiti in media alla comunità per ogni euro investito nelle attività del volontariato del sangue: è solo uno degli spunti contenuti nello studio del Cergas (Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale) dell’Università Bocconi di Milano, che certifica il positivo ritorno per la collettività dell’appartenenza ad AVIS, la più antica e grande associazione di volontariato del sangue del nostro Paese, di cui ricorre quest’anno il 90° anniversario della Fondazione.
L’indagine è contenuta nel libro curato dal presidente nazionale Vincenzo Saturni, dal professor Giorgio Fiorentini e dalla dott.ssa Elisa Ricciuti dell’Università Bocconi e prosegue le ricerche avviate dall’Associazione con la pubblicazione del “Libro Bianco sul sistema trasfusionale” (2013).
Nel suo complesso, lo studio ha mirato ad approfondire e quantificare i benefici sanitari, sociali e relazionali prodotti dai donatori volontari AVIS. Il volume ha proposto la definizione di un modello di valutazione che misura, quantifica e comunica gli impatti sociali ed economici indotti dalle attività che AVIS stessa promuove, e offre un contributo al dibattito sollevatosi a vari livelli attorno al tema della Valutazione di Impatto Sociale (VIS).
“Per quanto il volontariato non sia nella sua essenza quantificabile – ha dichiarato il presidente Saturni –con questa ricerca abbiamo voluto svelare le ricadute positive sanitarie e sociali del volontariato del sangue, frutto anche di una organizzazione attenta, capillare e basata sulla programmazione. Ci auguriamo che questo testo possa fungere da strumento di approfondimento e di lavoro per tutti i soggetti interessati, a partire dai decisori politici ai vari livelli, Governo e Ministeri competenti, Regioni, Enti Locali, per il mondo dell’associazionismo, per gli operatori sanitari del settore trasfusionale e non solo”.
Tramite l’applicazione del consolidato metodo di valutazione del Social Return on Investment (SROI – Ritorno sociale sugli investimenti), lo studio ha misurato la capacità di AVIS di generare valore socio-sanitario per i propri soci e per la collettività, attraverso la promozione di attività volte ad accrescere le conoscenze, la consapevolezza, la coesione sociale e la salute fisica dei donatori e dei volontari che conducono la loro esperienza di donazione e/o volontariato in seno all’Associazione.
“Vi ringrazio sinceramente per questa ricerca– ha dichiarato il sottosegretario Bobba – e spero che serva da battistrada anche per altre associazioni, affinché provino a misurare i risultati della propria mission, come prevede tra l’altro la riforma del terzo settore quando parla di impatto sociale”.
“Lo studio – ha spiegato il prof. Fiorentini – ha affrontato dettagli molto concreti dell’attività di AVIS, misurando i cambiamenti dello stile dei vita dei donatori dall’ ambito alimentare alla capacità di aumentare il capitale relazionale”.
Per Stefania Vaglio del Centro Nazionale Sangue “è importante che le Istituzioni mantengano viva la collaborazione con il volontariato del sangue, visti i rilevanti effetti che la loro azione ha sulla collettività non solo dal punto di vista sanitario”.
L’indagine in sintesi
I dati sono stati studiati e ricavati attraverso i questionari compilati da 1.023 donatori distribuiti su 4 sedi campione.
In ambito sanitario e di prevenzione, circa il 13% dei donatori ha potuto usufruire di una diagnosi precoce di qualche patologia attraverso i test di qualificazione sierologica e le visite medico specialistiche che precedono la donazione di sangue. Tutto ciò, oltre a informare in anticipo il donatore sulle mutate condizioni di salute, ha comportato anche significativi risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale.
In tema di alimentazione corretta, il 56,8% dei donatori ha affermato di aver cambiato le proprie abitudini nutrizionali proprio in virtù dell’appartenenza a un’associazione di volontariato. Il 37,8% ha ritenuto anche importante modificare il consumo giornaliero o settimanale di alcolici.
Il 42,3% del campione ha inoltre affermato di aver modificato i propri comportamenti come fumatore, o eliminando del tutto l’abitudine oppure riducendo il consumo giornaliero di sigarette.
E l’attività fisica? Anche in questo ambito l’impatto è stato significativo, con il 26,2% degli intervistati che ha aumentato le ore settimanali dedicate alla corsa o ad altri sport. Anche il sottogruppo delle persone con più di 40 anni ha modificato questi comportamenti nella misura del 18,4%.
La VIS di AVIS si è soffermata anche sui benefici in campo relazionale e sociale. Circa il 30% dei donatori volontari ha stretto rapporti interpersonali con altri associati, con una media di 5,1 persone conosciute.
Ed è molto alto (circa il 70%) il campione di donatori e volontari Avis che afferma di aver accresciuto il proprio senso di soddisfazione e autorealizzazione dalla partecipazione alle attività dell’associazione.
Nel tentativo di quantificare il valore che viene attribuito dai donatori all’esperienza della donazione, lo studio ha determinato un ammontare di 17,85 euro per donazione, valore ottenuto dalla somma dei costi di spostamento per arrivare al centro trasfusionale o all’unità di raccolta dell’associazione, dal costo opportunità del tempo (in termini di rinuncia ad altre attività personali o lavorative) e da un’ipotetica disponibilità a pagare per l’attività di volontariato.
Un ultimo aspetto che la ricerca ha voluto indagare è l’eventualità che l’esperienza di donazione del sangue possa aver rappresentato l’occasione per sviluppare una maggiore sensibilità nei confronti di altre organizzazioni di volontariato. Dal campione è emerso che il 32% ha rafforzato la propria disponibilità a collaborare per altre Onlus e il 23% a incrementare le erogazioni liberali.