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Cara di Isola di Capo Rizzuto, per CNCA “un monito per tutti”

Il presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza Don Zappolini: “Va strutturato un modello di accoglienza che privilegi strutture piccole e adotti adeguati standard di qualità. Terzo settore e Chiesa cattolica debbono vigilare, contrastando soggetti evidentemente screditati”.

 

Comunicato stampa

Roma, 16 maggio 2017 – Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) apprende con grande preoccupazione, ma non con sorpresa, gli esiti delle indagini che riguardano il Cara di Isola di Capo Rizzuto.

“La nostra Federazione”, dichiara don Armando Zappolini, presidente del CNCA, “aveva segnalato più volte, in diverse sedi, tutti i dubbi e gli elementi di fatto che avevamo su un personaggio – Leonardo Sacco, il referente per la Calabria delle Misericordie – che numerosi nostri contatti locali, tra cui la coraggiosa Carolina Girasole, indicavano come assai probabile, se non certo, autore di affari loschi e pericolosi. È noto che ci opponemmo con forza alla sua elezione nel coordinamento del Forum, provocando non solo l’uscita delle Misericordie dal più importante organismo di rappresentanza del terzo settore, ma anche malumore in qualcuno che trovò la nostra opposizione troppo intransigente.”

“A nostro avviso,” continua il presidente del CNCA, “i fatti di Crotone sono un monito per tutti. In primo luogo, confermano quello che sia noi sia i tanti soggetti sani e seri attivi nel campo dell’accoglienza ai migranti denunciano da anni: le grandi strutture di accoglienza non soltanto violano la dignità e i diritti delle persone migranti, ma costituiscono anche un forte fattore di attrazione per interessi illeciti e criminali. È ovvio che appalti con importi elevati e gestiti con procedure non trasparenti aprono un’autostrada per le organizzazioni criminali e mafiose. Continuare a gestire le migrazioni come se fossero un’emergenza, senza costruire un sistema diffuso di accoglienza, costituito da strutture piccole e con adeguati standard professionali, è il peccato originale che alimenta malaffare e xenofobia. Ci dispiace notare che, anche con il decreto Minniti, si continua a procedere nella direzione sbagliata.”

“In secondo luogo, riteniamo che sia il terzo settore sia la Chiesa cattolica, la cui reputazione viene lesa da una vicenda di tale ampiezza, debbano essere più vigili e incisivi nei confronti di soggetti chiaramente screditati. Quando le informazioni raccolte da più fonti autorevoli di un territorio evidenziano situazioni particolarmente gravi, come in questo caso, è doveroso prendere le distanze e, se possibile, contrastare le attività di chi ha scelto di speculare sulla pelle dei più deboli e marginali.”

Infine,” conclude don Zappolini, “come nel caso di Mafia Capitale, dobbiamo assistere a un nuovo attacco indiscriminato verso tutto il terzo settore (“il business dell’accoglienza”), che finisce per mortificare anche coloro che tentano di dare risposte di dignità ai bisogni delle persone migranti e criticano da tempo i modelli e le procedure utilizzate nel settore dell’accoglienza, senza suscitare reazioni significative e cambi di rotta da parte di istituzioni e forze politiche. Cornuti e mazziati, insomma. Invece di alzare polveroni, affrontiamo il fenomeno migrazioni con un approccio all’altezza della sfida che esso comporta.”

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