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Scontro Libia-Ong, “immagini agghiaccianti, Italia responsabile”

Il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza interviene sullo scontro tra la Guardia costiera libica e la ong Sea Watch all’indomani dei video e delle foto pubblicate da quest’ultima, che testimoniano la brutalità del comportamento dei libici durante l’ultimo naufragio nel Mediterraneo.

“I video e gli audio messi a disposizione oggi dalla ong Sea Watch”, dichiara don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), “parlano chiaro e le scene che vediamo e che sono state raccontate dagli stessi esponenti della ong sono agghiaccianti, una vergogna per qualunque Paese civile. La condotta della Guardia costiera libica viola i più elementari diritti umani, mentre esseri umani indifesi, affranti, sconvolti, cercano solo di trovare scampo da una violenza impressionante.”

Non pensi, il Governo italiano, di allontanare da sé facilmente ogni responsabilità“, continua il presidente del CNCA, “ad esempio rivolgendosi in modo sprezzante nei confronti di organizzazioni come Amnesty International o del commissario dei Diritti umani del Consiglio d’Europa e liquidando i rilievi critici avanzati da Caritas Italiana, come ha fatto due giorni fa il capo di gabinetto al ministero dell’Interno. O raccontando la favoletta che l’Italia non c’entra con i respingimenti. A tal proposito si rimane allibiti dal sapere che 2,5 milioni di euro di soldi stanziati per il Fondo Africa – che dovrebbe servire agli “interventi straordinari volti a rilanciare il dialogo e la cooperazione con i paesi africani d’importanza prioritaria per le rotte migratori” – sono stati piuttosto utilizzati per la rimessa in efficienza di 4 motovedette che saranno consegnate alle autorità libiche. Sosteniamo, per questo, l’importante azione che vede protagonista l’Asgi in un ricorso presso il Tar in cui viene contestato proprio questo uso scellerato di denaro pubblico.”

Le partenze sono riprese, da molti più punti di prima”, conclude don Zappolini, “le navi delle ong che assicurano realmente una possibilità di soccorso in mare sono drasticamente diminuite, i morti in mare aumentano. Abbiamo ancora negli occhi le foto dei migranti sbarcati a Salerno il 5 novembre, a bordo i corpi di 26 donne morte durante la traversata. E le condizioni di vita nelle carceri – questo sono – legali e illegali libiche restano tremende. Sappia il Governo italiano che noi, al pari di tante altre organizzazioni della società civile, ci opporremo con nettezza a una politica per l’immigrazione fallimentare e inaccettabile dal punto di vista morale e politico.”

La testimonianza di Gennario Giudetti, attivista 26enne della ong Sea Watch, sul naufragio del 6 novembre scorso, nell’edizione del Giornale Radio Sociale disponibile qui: http://www.giornaleradiosociale.it/audio/10-11-2017/

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