#Sviluppo sostenibile #Partner

Pubblicati i nuovi indicatori compositi dell’ASviS sugli SDGs

“L’Italia resta in una condizione di non sostenibilità: peggiora in povertà, disuguaglianze, condizioni economiche e delle città, acqua, ecosistemi terrestri. Meglio in educazione, uguaglianza di genere, innovazione e salute. La misura della sostenibilità dell’Italia non migliora. È necessario che la politica si impegni, con azioni immediate, per portare il Paese su un sentiero di sviluppo sostenibile, dal punto di vista economico, sociale e ambientale”.

È il messaggio che emerge dall’analisi dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), sulla base dei nuovi indicatori compositi  per descrivere l’andamento dell’Italia rispetto ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile e consentire, alla vigilia delle elezioni politiche, una valutazione del Paese rispetto agli impegni che ha assunto in sede Onu con la sottoscrizione dell’Agenda 2030. Sottolinea il portavoce ASviS, Enrico Giovannini: “Malgrado i passi avanti compiuti in alcuni campi, l’Italia resta in una condizione di non sostenibilità economica, sociale e ambientale. Se i partiti non metteranno lo sviluppo sostenibile al centro della legislatura, le condizioni dell’Italia saranno destinate a peggiorare anche in confronto ad altri Paesi”.

Secondo l’analisi contenuta nel database dell’ASviS che comprende gli indicatori compositi e oltre 170 indicatori elementari pubblicati dall’Istat nel dicembre 2017, tra il 2010 e il 2016 l’Italia mostra segni di miglioramento in sette aree: salute, educazione, uguaglianza di genere, innovazione, modelli sostenibili di produzione e di consumo, lotta al cambiamento climatico, cooperazione internazionale. Per sei aree, invece, la situazione peggiora sensibilmente (povertà, condizione economica e occupazionale, disuguaglianze, acqua e strutture igienico-sanitarie, condizioni delle città, ecosistema terrestre), mentre per i restanti quattro temi la condizione appare sostanzialmente invariata (alimentazione e agricoltura sostenibile, sistema energetico, condizione dei mari e qualità della governance).

Gli indicatori sono stati costruiti utilizzando la metodologia AMPI, adottata anche dall’Istat per costruire gli indicatori compositi del Benessere Equo e Sostenibile (BES).

Di seguito un quadro degli indicatori. Il valore Italia del 2010 rappresenta il valore base (pari a 100) e gli indici mostrano il miglioramento (se il valore sale) o il peggioramento (se scende) della situazione rispetto al valore del 2010. Se un indice composito presenta un miglioramento, ciò non significa necessariamente che l’Italia sia su un sentiero che le consentirà di centrare gli Obiettivi nel 2030, ma semplicemente che il Paese si sta muovendo nella direzione giusta “in media”, in quanto non si tiene conto della distribuzione (cioè sugli aspetti legati alle disuguaglianze) del fenomeno.

La situazione migliora significativamente tra il 2010 e il 2016 per i seguenti obiettivi:

  • Obiettivo 3 (Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età), il cui indicatore migliora nel corso degli anni soprattutto grazie alla riduzione dei tassi di mortalità, degli incidenti stradali e della percentuale di parti cesarei, nonostante l’aumento registrato nel 2016 del numero dei feriti gravi per incidenti stradali;
  • Obiettivo 4 (Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti), per il quale l’indicatore migliora sensibilmente. Rispetto al 2015 continua a migliorare la quota di persone di 30-34 anni con titolo universitario e a diminuire il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione. Nonostante i miglioramenti, però, l’Italia continua a essere ancora molto indietro rispetto alla media europea su tutti gli indicatori di istruzione e formazione;
  • Obiettivo 5 (Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze). Dopo il forte aumento registrato fino al 2015, si rileva una flessione nel 2016 spiegata dalla diminuzione del rapporto tra i tassi di occupazione delle donne con figli in età prescolare e delle donne senza figli, e dalla netta diminuzione della partecipazione delle donne negli organi decisionali, un dato (13,3%) ancora ben al di sotto della media europea (23,9%);
  • Obiettivo 9 (Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile), per il quale continuano a migliorare significativamente gli indicatori relativi alla diffusione di banda larga tra le famiglie, l’uso di internet e l’incidenza dei lavoratori della conoscenza sulla occupazione. Inoltre, aumenta il valore aggiunto dell’industria manifatturiera, ma in presenza di una più alta intensità di emissioni di CO2 per unità di valore aggiunto e di bassi livelli di produttività;
  • Obiettivo 12 (Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo), per il quale l’indicatore aumenta significativamente grazie sia alla diminuzione del consumo di materia (ampiamente dovuta alla crisi economica), sia all’aumento della percentuale di raccolta riciclata, anche se nel corso del 2016 sono aumentati i rifiuti urbani totali prodotti;
  • Obiettivo 13 (Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze), per cui l’indicatore headline (gas serra totali secondo i conti delle emissioni atmosferiche) migliora fino al 2014 in gran parte a causa della riduzione delle emissioni indotte dalla crisi economica, per poi peggiorare nell’ultimo biennio, in corrispondenza con la ripresa del PIL;
  • Obiettivo 17 (Rafforzare il partenariato mondiale e i mezzi di attuazione per lo sviluppo sostenibile), per cui l’indicatore headline – rappresentato dalla quota dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) sul reddito nazionale lordo – aumenta significativamente nel triennio 2014-2016, dato che comprende i costi per l’accoglienza dei rifugiati, i quali costituiscono oltre il 30% dell’APS.

La situazione peggiora sensibilmente per i seguenti obiettivi:

  • Obiettivo 1 (Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo), il cui indicatore, dopo il forte peggioramento degli anni 2010-2014, resta su livelli molto bassi. È peggiorata la povertà assoluta e relativa, nonché il numero di individui in famiglie a bassa intensità lavorativa. Nell’ultimo biennio, però, si riduce la percentuale di persone che vivono in abitazioni che presentano problemi e delle famiglie che non possono permettersi di riscaldare adeguatamente la casa;
  • Obiettivo 6 (Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie). L’indicatore risente del peggioramento dell’efficienza delle reti di distribuzione dell’acqua potabile, dell’aumento della quota di famiglie che non si fidano a bere acqua dal rubinetto, e di una leggera diminuzione nella qualità delle acque costiere marine;
  • Obiettivo 8 (Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti), il cui indicatore è fortemente influenzato dal ciclo economico. Infatti, dopo il forte peggioramento degli anni 2011-2012, in cui erano aumentati il tasso di mancata partecipazione al lavoro e la quota dei giovani Neet, nel biennio 2015-2016 si osserva un lento recupero, trainato dall’aumento dell’occupazione;
  • Obiettivo 10 (Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni). Dal 2009 in poi l’indicatore relativo all’Italia segna un evidente peggioramento. Anche se dal 2014 aumenta il reddito disponibile, contestualmente cresce il rapporto tra il reddito dei più ricchi e quello dei più poveri e la percentuale di persone che vivono in famiglie con un reddito disponibile inferiore al 60% del reddito mediano (peraltro, la tendenza all’aumento delle disuguaglianze si manifesta anche a livello territoriale in termini di dinamica del reddito disponibile);
  • Obiettivo 11 (Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili) per il quale il confronto con il 2010 appare negativo, anche se nell’ultimo anno si rileva una tendenza al miglioramento, dovuta a una diminuzione dell’indice di bassa qualità dell’abitazione e di quello relativo alle abitazioni che presentano problemi, in presenza di un aumento della quota dei rifiuti urbani conferiti in discarica sul totale dei rifiuti urbani raccolti;
  • Obiettivo 15 (Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica). L’indicatore headline (dato dall’indice di abusivismo edilizio, composto) diminuisce molto dal 2008 in poi, definendo una linea di tendenza estremamente negativa, nonostante il leggero miglioramento osservato tra il 2015 e il 2016.

La situazione è statica invece per gli Obiettivi 2 (Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile), 7 (Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni), 14 (Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile) e 16 (Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile, offrire l’accesso alla giustizie per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli).

Qui i  17 grafici degli indicatori compositi

Collaborazioni

acri
anci
caritas
finanza sostenibile
fondazione triulza
istat
minstero del lavoro
Next
Social economy
welforum

Media partnership

Vita
Dire
redattore sociale
buone notizie