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I tre punti di Anpas per un’Europa diversa

L’Europa è frutto di una storia plurisecolare concretizzata dopo due guerre nel breve arco di trent’anni (1914 -1945) portò tre statisti – Schuman, Adenauer e De Gasperi – ad elaborare il progetto di una unione tra Stati dell’Europa con un obiettivo: mai più la guerra.
Quel progetto ha conseguito risultati innegabili: settanta anni di pace, l’abbattimento delle frontiere e l’allargamento dell’Unione Europea a 28 Stati, il mercato unico europeo e la libera circolazione di persone e idee.

Eppure, è diffusa la percezione di un’Europa incapace di portare fino in fondo il processo di integrazione. La dialettica politica tra sovranisti ed europeisti come pure la Brexit sono il sintomo di una situazione che richiede di mettere al centro la domanda su cosa sia l’Europa.
Siamo di fronte a tante sfide: i flussi migratori, il terrorismo, la crisi demografica, la stagnazione economica, i cambiamenti climatici, il rapporto con i giganti del web, la realizzazione di infrastrutture, il complesso ed instabile contesto internazionale. Tutto ciò esige un’attenzione da parte di tutti per realizzare quanto meglio possibile il bene delle persone e il bene comune.
Vogliamo un Europa più politica e meno economica, spesso percepita male, nonostante ad esempio interventi importanti realizzati grazie all’Europa con i fondi strutturali e sociali, che in un mondo globalizzato deve essere una controparte importante ritornando allo scopo fondativo.

ANPAS, quale Rete nazionale di Associazioni di Volontariato, che raggruppa 100.000 Volontari e 700.000 Soci di Associazioni presenti in oltre 1.000 Comuni d’ Italia, vuole cogliere la sfida, con i propri Soci quali cittadini attivi nella società dello scontento, di guardare positivamente a un futuro che comincia forse a mostrare i primi segnali di ripresa economica. Offriamo una presenza ultracentenaria, infatti le Pubbliche Assistenze nascono a partire dal 1860 come associazioni di volontariato, laiche e libere, sotto una grande molteplicità di nomi: Croce Verde, Croce Bianca, Croce D’Oro, Società di Salvamento, Fratellanza Militare, Fratellanza Popolare. Dalla Sicilia al Piemonte, unanimi nel loro impegno, le Pubbliche Assistenze non fanno distinzioni di servizio per nobili o poveri, servono chiunque esprima un bisogno, non pongono condizioni all’aiuto prestato e sono aperte a chiunque voglia prendervi parte. Le Pubbliche Assistenze quindi sono nate in gravi condizioni di bisogni sanitari e sociali, senza che il settore pubblico vi fosse e svolgesse un ruolo in questi ambiti, non sono state supplenti dello Stato, ma l’hanno anticipato, fornendo, nei servizi essenziali del trasporto sanitario (e non solo), la loro opera in modo gratuito mediante il contributo fondamentale dei cittadini volontari. Questo è ciò cui oggi sono ancora chiamate, così come ribadisce la Legge di riforma del Terzo Settore riconoscendo nell’associazionismo uno strumento fondamentale per l’attuazione dei principi di partecipazione, solidarietà, sussidiarietà e pluralismo previsti dagli articoli 2,3,18 e 118 della nostra Costituzione.

È fondamentale, oggi più che mai, confrontarsi con le Istituzioni e integrare i servizi svolti dalle istituzioni stesse con quelli che possono essere attuati dalle organizzazioni di volontariato nell’ottica di una ottimizzazione del servizio al cittadino. Per farlo, c’è bisogno di stabilire la prospettiva in cui si vuole inquadrare il lavoro e il pensiero nei prossimi mesi e anni, tenendo conto della situazione attuale di crisi e delle possibilità che ci pone di fronte, ma anche del sistema di regole in cui siamo inseriti e che riteniamo di dover contribuire a riscrivere nell’ottica di un benessere generale che ci sta a cuore e che cerchiamo di perseguire.

ANPAS chiede ai Partiti politici che si preparano all’appuntamento elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo la possibilità di avere un incontro per illustrare la nostra visione e alcune questioni riguardanti l’Europa che, se non valutate con attenzione, rischiano di svilire e svuotare l’enorme capitale sociale rappresentato dal Volontariato in Italia ma anche in tutta Europa. Queste preoccupazioni sono condivise anche con i soci della Rete Europea Samaritan International di cui ANPAS fa parte e che raccoglie in 18 paesi dell’Europa 19 Associazioni unite dalla stesse finalità.

Il diritto derivato dell’Unione europea e le iniziative della Commissione riconoscono lo status speciale e il valore aggiunto delle organizzazioni senza fini di lucro ma non hanno ancora colto in modo esplicito la specificità del ruolo del volontariato e delle sue organizzazioni nell’ambito dei servizi alla persona. Ciò porta da tempo e tutt’oggi ad una situazione di incertezza e costringe tutt’ora le nostre organizzazioni a pesanti contenziosi dall’esito incerto.

Vi sono tuttavia le premesse per il riconoscimento NORMATIVO del ruolo peculiare delle Organizzazioni di volontariato, grazie a fondamentali pronunce della Corte di Giustizia in contenziosi che hanno viste protagoniste proprio la nostra organizzazione (C-113/2013 “Spezzino e C-50-2014 CASTA). Le sentenze hanno riconosciuto la compatibilità con il diritto primario dell’Unione europea l’affidamento in via prioritaria alle OdV del trasporto sanitario d’urgenza e di quello qualificato e la loro esclusione dal regime degli appalti.

Tuttavia tali principi, enunciati sulla base delle norme dei trattati, stentano ad affermarsi nell’ordinamento interno e in quello degli altri stati membri e tale incertezza permane con l’entrata in vigore della direttiva 24/2014 (Direttiva appalti) che, pur riconoscendo la specificità delle organizzazioni senza fini di lucro, non mette a fuoco la figura delle ODV.

LA REVISIONE DELLA DIRETTIVA 2014/24/EU
ANPAS chiede quindi una revisione della Direttiva 2014/24/UE che all’art. 10 h) stabilisce che i servizi specifici forniti dalle organizzazioni no-profit o associazioni dedite alla difesa della cittadinanza, protezione civile, e prevenzione delle emergenze, sono escluse dalla direttiva. Questo significa che le Istituzioni possono incaricare direttamente tali organizzazioni per i servizi suddetti, senza svolgimento di una procedura regolare di appalto. Senza alcun dubbio i servizi di soccorso in ambulanza e il trasporto di emergenza dei pazienti ricadono nell’ambito di questa eccezione.
Tuttavia, poiché vi è spazio nell’interpretazione di alcune definizioni e termini utilizzati nella normativa, sono state avviate di volta in volta cause legali portando la questione all’attenzione dei tribunali.
Due rinvii pregiudiziali sono stati portati davanti la Corte di Giustizia Europea (casi C-465/17 e C-424/18). Il primo caso, deciso nel marzo scorso, sembra aprire la strada a una differenziazione di regime giuridico all’interno della categoria delle organizzazioni senza fini di lucro; permane tuttavia, anche dopo tale sentenza, un livello di incertezza interpretativa dannosa, demoralizzante e pregiudizievole nei confronti dell’obiettivo reale: l’offerta sostenibile di servizi di alta qualità per i cittadini.
Anche da qui la convinzione che senza la definizione dello status di Associazione di Volontariato e un riconoscimento formale da parte delle leggi dell’Unione del valore aggiunto dato da queste organizzazioni, vi sarà sempre la nascita di nuove minacce volte a limitare il reclutamento dei cittadini per le organizzazioni stesse nel nome di una competizione politica con una prospettiva economica di breve termine.

ANPAS ritiene necessaria l’emanazione di una legge europea per le organizzazioni di volontariato che crei certezze e rimuova l’onere del continuo ricorso ai contenziosi giudiziari che tale incertezza produce in termini di programmazione delle attività associative e di coesione sociale delle comunità in cui esse operano. Con possibili gravi ripercussioni sul servizio essenziali del trasporto sanitario.

I tre punti che seguono illustrano ulteriormente la necessità di una legge europea rivolta ai soggetti volontariato:

  1. Valore dei servizi e loro qualità non solo in termini puramente economici: Europa Sociale. Il valore sociale aggiunto deve essere riconosciuto come un criterio prioritario sul prezzo nella valutazione di un servizio. In molti casi, la sola attenzione al prezzo può non produrre risultati sostenibili a lungo termine. Occorre definire chiaramente questo valore aggiunto sociale e le differenze tra i servizi puramente privati. Gli obiettivi del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali possono, in pratica, essere raggiunti solo attraverso l’inclusione attiva e la continua sostenibilità dei servizi dell’economia sociale, compresi i numerosi servizi non economici forniti dalle organizzazioni di volontariato su base volontaria. La coesione e l’inclusione sociale, in particolare, traggono vantaggio da servizi offerti nell’interesse generale e non solo dai profitti del mercato. Nelle organizzazioni di volontariato i servizi sono in prevalenza spesso offerti dai cittadini nel ruolo di volontari. Anche i servizi sociali e altri servizi delle organizzazioni di volontariato costituiscono la sostanza delle iniziative europee come il programma EaSi. Inoltre, questo settore ha bisogno di buone condizioni di lavoro molto più che di altri, poiché il suo funzionamento sostenibile di fronte ai cambiamenti demografici e sociali dipende in larga misura dall’attrattiva di questo lavoro per potenziali lavoratori.
  2. Il lavoro volontario deve essere riconosciuto come valore aggiunto. Soprattutto nelle aree altamente dipendenti dal reclutamento dei cittadini e dal loro impegno civico al di là del catalogo di servizi offerti, il lavoro volontario deve essere considerato un criterio essenziale per la sostenibilità dei servizi, e non interpretato come potenzialmente dannoso per il mercato del lavoro. Il volontariato e il suo valore aggiunto sono sensibili per il bene civico e necessitano di supporto politico; dunque non devono divenire il giocattolo di politiche nazionali e imprese private. Un supporto attivo per il reclutamento civico è necessario in tutte le aree di interesse pubblico generale. In particolare, in periodi di crescente domanda (dovuti al cambiamento demografico), ottenere una copertura generalizzata di alcuni servizi diventa sempre meno perseguibile da una prospettiva economica. In aree remote, dove i cittadini hanno il diritto ad alcuni servizi di base, al pari di quelli offerti nelle aree urbane, la “cittadinanza attiva” può essere la chiave per risolvere questo problema. Il valore aggiunto del lavoro volontario viene generalmente accettato, anche a livello europeo, così come la necessità di sostenere la creazione di un quadro di riferimento con condizioni favorevoli. Questo è stato dichiarato in occasione dell’Anno europeo del volontariato (EYV) del 2011 dalla Commissione. Ciò dimostra che una base legale sicura e relativa a questa posizione generale è ancora gravemente carente, in particolare in settori di competenza dell’Unione europea, ma anche nel recepimento nazionale delle direttive UE.
  3. È necessario garantire una stabilizzazione delle organizzazioni di volontariato come attori riconosciuti dell’economia sociale, tra stato ed economia privata Quando si considerano le offerte di fornitori di servizi privati e di soggetti no profit, la completezza e la sostenibilità dei servizi dovrebbero già essere parte integrante della procedura di appalto. Ad esempio, un servizio che può essere redditizio in aree densamente popolate, ma che probabilmente non si trova in aree remote o rurali, può essere fornito da un’organizzazione di volontariato per l’intera regione.  Le organizzazioni di volontariato sono uniche nella loro abilità di offrire servizi con una copertura regionale in quanto la loro missione si focalizza sul “valore pubblico” o sul “valore sociale”, e non sul “valore azionario”. L’organizzazione di volontariato è anche un mediatore essenziale tra lo stato e la società civile e come tale ha un ruolo insostituibile nella vita pubblica. Per tali ragioni si richiedono basi certe per la sostenibilità delle loro operazioni, indipendentemente dalla politica del momento. Per garantire tale certezza, sollecitiamo dunque la creazione di una legge europea a tutela dei soggetti di volontariato che sancisca giuridicamente lo status di organizzazione di volontariato in virtù del loro valore aggiunto in ambito sociale. Il fulcro di tale legge dovrebbe essere costituito da criteri europei relativi allo status di associazione di volontariato come cornice in cui le particolarità nazionali o regionali potrebbero essere espresse in aggiunta alla definizione europea armonizzata. La necessità di un ampio riconoscimento e sostegno alle organizzazioni volontariato è chiara: se si vogliono garantire in modo sostenibile i valori aggiunti precedentemente citati. Siamo convinti che il nostro impegno volto alla protezione delle organizzazioni volontariato dell’economia sociale sia, allo stesso tempo, anche un importante contributo nella direzione di una vera politica sociale europea. Insieme ci dobbiamo impegnare a lavorare sinergicamente per un sistema su scala europea capace, nel lungo periodo, di rispondere ai bisogni dei cittadini attraverso i servizi erogati dalle organizzazioni di volontariato protagoniste della economia sociale.

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