#Dati sul Terzo Settore

Crescono le istituzioni, crescono i dipendenti: i dati Istat sulle istituzioni non profit

Istat ha presentato i primi risultati del Censimento permanente delle istituzioni non profit (anno 2021). Svolta nel 2022, la rilevazione, ha coinvolto circa 110mila istituzioni. 

Al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia sono 363.499 e impiegano complessivamente 870.183 dipendenti. 
Tra il 2019 e il 2020 le INP crescono dello 0,2%, meno di quanto rilevato tra il 2018 e il 2019 (+0,9%), mentre l’incremento dei dipendenti si mantiene intorno all’1,0% in entrambi gli anni.
 
SETTORE NON PROFIT 2011 2015 2016 2017 2018 2019 2020
Istituzioni non profit  301.191 336.275 343.432 350.492 359.574 362.634 363.499
Dipendenti 680.811 788.126 812.706 844.775 853.476 861.919 870.183

 

Le principali caratteristiche strutturali

Nel 2020, le istituzioni crescono di più al Sud (1,7%) e nelle Isole (+0,6%), sono stabili al Centro e nel Nord-ovest, in diminuzione al Nord-est (-0,5%). I dipendenti impiegati dalle INP aumentano di più nelle Isole (+5,1%), al Centro (+2,7%) e al Sud (+2,1%), diversamente dal Nord-ovest che presenta una variazione negativa (-1,0%).

Sebbene a partire dal 2018 siano cresciute di più nel Mezzogiorno, le INP presentano una distribuzione territoriale piuttosto concentrata: oltre il 50% è attivo al Nord, il 22,2% al Centro, il 18,2% e il 9,4% rispettivamente al Sud e nelle Isole. In riferimento ai dipendenti la concentrazione territoriale è anche più evidente: per il 57,2% sono impiegati nelle regioni del Nord contro il 20,0% del Mezzogiorno.

La forma giuridica che raccoglie la quota maggiore di istituzioni (85,2%) resta l’associazione, seguono le INP con altra forma giuridica (8,4%), le cooperative sociali (4,1%) e le fondazioni (2,3%). La distribuzione dei dipendenti per forma giuridica permane piuttosto eterogenea, con il 52,9% impiegato dalle cooperative sociali e quote che si attestano al 19,6% nelle associazioni e al 15,3% nelle INP con altra forma giuridica.

Il settore dello sport raccoglie il 32,9% delle INP, seguono i settori delle Attività culturali e artistiche (15,9%), delle Attività ricreative e di socializzazione (14,3%), dell’Assistenza sociale e protezione civile (9,9%). La distribuzione del personale dipendente, pur eterogenea, è concentrata in pochi settori: Assistenza sociale e protezione civile (48,4%), Istruzione e ricerca (15,0%), Sanità (11,9%) e Sviluppo economico e coesione sociale (11,4%).

In calo ma sempre determinante il ruolo degli oltre quattro milioni di volontari

Alla luce dei risultati della rilevazione campionaria il 72,1% delle INP attive nel 2021 si avvale dell’attività
gratuita di 4,661 milioni di volontari. Anche se in calo rispetto agli ultimi dati disponibili riferiti al 2015 (-15,7%), i volontari italiani rappresentano uno dei pilastri portanti del settore, svolgendo attività che incidono fortemente sullo sviluppo economico e sociale del paese, sulla qualità della vita, sulle relazioni sociali e il benessere dei cittadini.

Occorre sottolineare quanto sia stato più che mai rilevante il loro contributo nel far fronte alle vulnerabilità e ai disagi sorti in seguito all’emergenza sanitaria da Covid-19. Sia in termini di istituzioni che di volontari la presenza più rilevante si registra nelle aree del Nord Italia, con il 29,3% di INP con volontari e il 30,2% di volontari nel Nord-ovest, e il 25,0% di INP con volontari e il 26,2% di volontari nel Nord-est. Anche rispetto al numero di volontari presenti rispetto alla popolazione residente (790 volontari per 10mila abitanti a livello nazionale), prevalgono nella distribuzione sul territorio le regioni settentrionali, insieme a quelle centrali con 1.165 volontari per 10mila abitanti nel Nord-est, 892 nel Centro e 887 nel Nord-ovest. Nel Sud e nelle Isole si rilevano rispettivamente 492 e 509 volontari per 10mila abitanti. 

Anche se in tutte le aree del Paese si registra un calo del volontariato organizzato, la composizione percentuale dei volontari nelle diverse ripartizioni evidenzia una quota leggermente superiore a quella rilevata nel 2015 solo nelle regioni del Sud e in quelle del Nord-est.

All’interno dei diversi settori si osservano aree di intervento specifiche che, più di altre, “attirano” il contributo dei volontari nelle quali le attività gratuite sono il perno principale delle funzioni svolte. In particolare, la quota di istituzioni che si avvalgono di volontari è più alta rispetto al dato nazionale (72,1%) nei settori dell’Ambiente (86% delle istituzioni attive nel settore), delle Attività ricreative e di socializzazione (85,6%), della Filantropia e promozione del volontariato (84,6%), della Cooperazione e solidarietà internazionale (83,1% del totale del settore) e dell’Assistenza sociale e protezione civile (78,3%). 

I volontari impegnati nel settore non profit sono per il 57,5% uomini e il 42,5% donne, composizione in linea con il 2015 (Figura 1). Il calo del volontariato organizzato registrato rispetto al 2015 (-15,7% a livello nazionale), è evidente per entrambe le categorie, ma quello relativo alla componente femminile è inferiore al dato nazionale (-17,6% per gli uomini, -13,0% per le donne).  Secondo l’attività prevalente l’incidenza di donne è più alta in questi settori: Religione (con 55 volontarie su 100 volontari), Cooperazione e solidarietà internazionale (53,4% di volontarie), Filantropia e promozione del
volontariato (52,7%), Istruzione e ricerca (51%) e Sanità (49,2%).

 

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