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“Noi doniamo”: il dono nell’Italia del post covid

Come sta cambiando il dono di tempo e denaro degli italiani: la fotografia annuale dell’IID. Per la prima volta sotto la lente l’impatto del caso Ferragni e le risposte del Terzo settore

La fotografia annualedel dono in Italia scattata dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) in occasione del Giorno del Dono 2024 mostra quanto il desiderio di donare degli italiani sia tenace se incoraggiato e sostenuto.

L’edizione 2024 del Giorno del Dono è stata sostenuta da BPER Banca, che ospita l’evento odierno ed è stata al fianco di IID nella realizzazione dell’Osservatorio sul dono. L’Osservatorio sul dono,costituito da IID nel 2018 in occasione del Giorno del Dono, ha l’obiettivo di condividere dati, analisi e tendenze con le imprese, l’opinione pubblica, i media e il terzo settore.

La lettura della propensione a donare in Italia negli ultimi anni è particolarmente complessa: se il 2020 è stato l’anno in cui la pandemia ha generato una reazione solidale, il 2021 è stato invece caratterizzato da difficoltà sia sul fronte dell’impegno economico che di quello del volontariato; è necessario attendere il 2022 per avvertire i primi segnali di ripresa in tutte le dimensioni del dono, segnali che almeno in parte vengono confermati ulteriormente nel 2023, anno di riferimento di questa edizione, anche se i livelli pre-pandemia sono ancora lontani. È quanto emerge dalla 7^ edizione del rapporto annuale “Noi doniamo”, curato dall’Istituto Italiano della Donazione in occasione del Giorno del Dono – #DonoDay2024, la più grande festa nazionale del dono e della donazione in Italia prevista per legge il 4 ottobre di ogni anno.

Il rapporto indaga lo stato dell’arte delle tre dimensioni del dono – di denaro, di tempo e biologica – e si qualifica come fonte scientifica di riferimento per la cultura e la pratica del dono in Italia. Per ciascun ambito il rapporto misura le pratiche e la propensione al dono delle persone residenti in Italia (+14 anni), con dati generali accompagnati da approfondimenti tematici affidati ad esperti e centri di ricerca. Sono partner del progetto Osservatorio sul dono ASSIF, BVA Doxa, Caritas Italiana, Centro Nazionale Sangue, Centro Nazionale Trapianti, CMW, EuConsult Italia, F.I.Do – Fondazione Italia per il Dono, FIDAS, Scuola di Fundraising di Roma, Walden Lab.

“BPER Banca sostiene con convinzione l’edizione 2024 del Giorno del Dono” dichiara Daniele Pedrazzi, Responsabile di BPER Bene Comune. “Il nostro supporto all’Osservatorio sul dono rientra nel più ampio programma di iniziative di BPER Bene Comune, l’unità dedicata alla Pubblica Amministrazione e al Terzo Settore che persegue la creazione di valore sociale a favore della comunitàGrazie alla collaborazione con enti come l’Istituto Italiano della Donazione, promuoviamo azioni sinergiche per contribuire alla concreta affermazione di una società più equa, inclusiva, sostenibile e coesa”.  

Commenta il presidente IID Ivan Nissoli“Il report “Noi doniamo” è un’occasione di rilettura e aggiornamento della cultura solidale in Italia. In particolare negli anni della pandemia, l’analisi sia qualitativa che quantitativa delle azioni solidali degli italiani è servita a interpretare l’evoluzione dell’impegno in prima persona dei cittadini: non dobbiamo dimenticare che, anche quando i dati rivelano un certo calo nelle pratiche di dono, questo non significa una diminuzione della cultura del dono, bensì una trasformazione della donazione in risposta ai cambiamenti economici e sociali che viviamo. Per questo poter contare su un Osservatorio che ogni anno analizza l’evoluzione del rapporto fra le persone e il dono è una preziosa opportunità sia per l’opinione pubblica che per gli enti del terzo settore che possono così leggere, in modo qualificato e analitico, il mondo che li circonda. Non dobbiamo infatti dimenticare che le raccolte di fondi non sono forme di prelievo economico, ma vere e proprie relazioni di collaborazione che le organizzazioni costruiscono con i propri sostenitori. La vera sfida è combattere l’astensionismo dal dono e intercettare nuove forme di partecipazione, per avere sempre più persone pronte a mettersi in gioco esprimendo concretamente, attraverso il dono, il proprio essere parte di una comunità viva. Non a caso abbiamo usato la prima persona plurale nel dare il titolo al nostro Rapporto annuale “Noi doniamo”:il dono è un gesto che, anche se fatto da un singolo, abbraccia l’intera comunità.”

Il rapporto analizza anzitutto il comportamento donativo tramite versamento di denaro per buone cause e in particolare per il terzo settore utilizzando diverse fonti che prendono in considerazione i due punti di vista più importanti: gli enti non profit da un lato e il donatore (privato cittadino e aziende) dall’altro. Grazie all’Indagine sulle Raccolte Fondi dell’IID, arrivata alla sua XXII edizione, viene tracciata una fotografia approfondita delle raccolte fondi del non profit, mentre il donatore è al centro di diverse ricerche quali l’indagine BVA Doxa “Italiani solidali” realizzata su un campione di 2000 individui attraverso interviste quantitative in profondità. Il contesto di riferimento viene analizzato grazie ai contributi ISTAT “Aspetti della vita quotidiana” (AVQ), il rapporto “Benessere equo e sostenibile” (BES) che ha l’obiettivo di valutare il progresso della società anche da un punto di vista sociale e ambientale e i risultati dell’ultimo censimento delle istituzioni non profit, con dati 2021. Infine, partendo dall’Italy Giving Report di Vita Non Profit Magazine, “Noi doniamo” esplora il valore delle donazioni complessive da privati cittadini nell’ultimo anno fiscale disponibile, il 2021.

DONAZIONI ECONOMICHE

La “ripresina” delle donazioni prosegue in leggera salita

Istat registra una diminuzione dal 12,8% dell’anno precedente all’11% del 2023 del numero di cittadini che affermano di aver donato denaro almeno una volta ad un’associazione. Contestualmente per BVA Doxa assistiamo ad un aumento del 5% delle donazioni informali (donazioni che non transitano attraverso gli enti non profit), nonché di una diminuzione del 4% dei non donatori, ad associazioni e non, che sono passati dal 37% del 2022 al 33% nel 2023.

Infine,rispetto al monte donazioni (totale degli importi donati),l’Italy Giving Report dichiara che nel 2021 c’è una lieve crescita dello 0,04 %, dato che indica un timido ma costante aumento dal 2019. Il quadro complesso richiede un’analisi di più lungo periodo negli anni a venire, con l’obiettivo di tracciare una fotografia più nitida del panorama post covid nel terzo settore.

Il profilo del donatore alle associazioni

Il picco massimo si ha tra le persone di 45-74 anni (il 13% – 15% circa della popolazione), il minimo tra i giovani: meno del 5% tra i 14-24enni sono donatori. Geograficamente si conferma il divario tra nord e sud del Paese, nello specifico la quota di popolazione che vive nel Nord-est e che dichiara di aver contribuito al finanziamento di associazioni è più del doppio rispetto al Mezzogiorno14,3% contro 6,6%.

Resta forte il legame tra istruzione e propensione alla donazione: il 22,8% dei laureati dichiara di dare contributi in denaro alle associazioni, un valore quattro volte più alto rispetto a chi possiede solo la licenza media (5,3%). Tra le cause più sostenute, Doxa BVA evidenzia al primo posto Ricerca medico-scientifica (38%), al secondo posto Aiuti umanitari/emergenza, inclusi Ucraina ed Emilia-Romagna (35%), al terzo Povertà in Italia (19%).

Il profilo del donatore informale – dati BVA Doxa

Se andiamo ad osservare anche il mondo delle donazioni informali (quelle che non transitano dalle organizzazioni non profit) vediamo che nel 2023 cresce la quota di coloro che nei dodici mesi precedenti hanno effettuato almeno una donazione informale, passando dal 50% al 55%.

L’ambito che registra una crescita maggiore è l’elemosina alle persone bisognose (+4 punti percentuali) che arriva così al 19%. Le collette per le emergenze seguono subito dopo con il 18%, valore stabile rispetto all’anno precedente (17%). In base ai dati da BVA Doxa, inoltre, c’è un aumento non trascurabile fra i donatori (sia informali che non) di giovane età, che resta comunque ben al di sotto della media: nella fascia 15-24enni l’aumento è del 3% a favore del non profit e del 2% dei donatori informali.

Istituzioni non profit: dati generali e andamento raccolte fondi 2023

Nel 2022 l’Istat ha condotto il secondo censimento permanente delle Istituzioni Non Profit (INP) con anno di riferimento 2021 su un campione di circa 100mila unità: le INP attive in Italia (al 31 dicembre 2021) sono 360.625, impiegano complessivamente 893.741 dipendenti e 4,617 milioni di volontari. Tra il 2020 e il 2021 le INP sono calate dello 0,8% mentre i dipendenti in esse impiegati registrano un incremento pari al 2,7%.

Il monitoraggio dell’Istituto Italiano della Donazione misura dal 2008 la situazione delle organizzazioni che migliorano, peggiorano o mantengono stabili le proprie entrate totali e, in particolare, la raccolta fondi. I dati sono stati raccolti tra giugno e luglio 2024 in collaborazione con CSVnet, l’associazione nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, e provengono da 347 Organizzazioni Non Profit (ONP). I risultati dell’indagine purtroppo non regalano la ripresa sperata, quanto piuttosto una sostanziale stabilità con qualche calo più evidente nella variazione delle raccolte fondi, dove il 32% dei rispondenti registra un aumento rispetto al 47% nel 2022, il 21% una diminuzione (25% nel 2022) e per ben il 47% la situazione rimane invariata contro il 28% nel 2022.

La fonte di maggiori entrate si conferma essere l’erogazione liberale da persone fisiche (60%), seguita da una crescente rilevanza del 5×1000 che arriva al 39% vs il 31% del 2022.I lasciti testamentari continuano a rivelarsi uno strumento di introito ancora marginale: solo l’1 % dichiara di averne ricevuti.

Il caso Ferragni: testimonial e influencer a fronte di una comunicazione più trasparente

Nel report diversi contributi danno una prima lettura delle conseguenze del terremoto mediatico abbattutosi sul settore a cavallo tra il 2023 e l’inizio 2024.

Il monitoraggio IID, contrariamente alle aspettativerileva un impatto limitato: delle 347 associazioni rispondenti solo il 5% lamenta conseguenze negative sulla raccolta fondi mentre il 18% dichiara di non essere in grado al momento di valutarne le conseguenze. All’interno del 5%, i rispondenti segnalano un calo maggiore tra i donatori privati (51%), al secondo posto ma con distacco quello dovuto ad aziende e fondazioni erogative (17%).

Il tema però è degno di grande attenzione perché BVA Doxa segnala che due italiani su dieci dichiarano di aver donato negli ultimi anni poiché convinti da una pubblicità o da un’iniziativa organizzata in collaborazione con un marchio famoso, un brand profit o un/una influencer. Il campione si spacca a metà riguardo all’opportunità che un ente non-profit si avvalga del supporto e della collaborazione di un brand profit: i favorevoli dichiarano di sentirsi rassicurati nella propria donazione e certi del fatto che verranno così raccolti molti più fondi; i contrari sostengono che non sia chiaro a chi sono destinati questi stessi fondi. Sono inoltre i più giovani a giustificare maggiormente la presenza di testimonial o influencer nelle campagne di raccolta fondi, perché si ritiene possano allargare la platea della propria comunicazione. In generale però tutti concordano sul fatto che, perché queste collaborazioni funzionino, sono essenziali informazioni chiare e dettagliate sul progetto sostenuto e l’importo ad esso destinato, tanto quanto un vero coinvolgimento diretto e concreto da parte del testimonial/influencer.

Caritas Italiana sottolinea che, nonostante sia ancorapresto per valutare il reale impatto del caso Ferragni, è innegabile il fatto che sia in atto un cambiamento culturale nella relazione tra gli enti non profit e il donatore, sia esso privato cittadino che azienda.

Sottolinea Francesco Stefanini di Caritas: “Sicuramente nelle relazioni degli enti con le aziende si nota una grande attenzione ad aspetti quali il calcolo delle aree di rischio, l’eventuale pubblicità negativa e i possibili rischi collaterali, che devono essere attentamente verificati. Ad esempio negli accordi commerciali o finalizzati ad iniziative di “cause related marketing” sono normate tutte le variabili possibili e vengono valutati tanto i benefici quanto le politiche di mitigazione dei potenziali rischi. Questa proattività e attenzione al dettaglio è nuova e va a sostituire un approccio che era tipicamente reattivo ed italiano nella conclusione di accordi commerciali – volti alla solidarietà – che guardava solo alla risoluzione immediata di problemi sociali in nome di un attivismo improvvisato”.

L’impegno del Terzo settore per orientare i cittadini nelle donazioni: parte oggi la campagna “Donare fa bene (se lo fai bene)”

Il Terzo settore è impegnato nell’orientare i cittadini a effettuare donazioni sicure e lo fa puntando sulla trasparenza. In occasione del Giorno del Dono 2024 viene lanciata la campagna “Donare fa bene (se lo fai bene)” realizzata dal Forum Terzo Settore e IID, con l’obiettivo di aiutare il donatore, sia esso privato cittadino o azienda,a comprendere come donare in sicurezza, con responsabilità e consapevolezza, evitando così impatti negativi sul settore. La campagna, che si affianca allo spot “Donare rende felici” in onda su tutte le TV nazionali fino a metà ottobre, è online sul sito www.giornodeldono.org.

“Il dono è la manifestazione più tangibile della natura solidale che caratterizza l’essere umano, oltre a essere un importante strumento di partecipazione per le persone”, dichiara Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore. “Questo desiderio di aiutare nasce dalla consapevolezza di una condivisione di destini profonda con chi abbiamo intorno e va agevolato, sostenuto e promosso il più possibile. Anche attraverso la campagna “Donare fa bene (se lo fai bene)” vogliamo lavorare per far sì che la spinta a donare non sia frenata dalla diffidenza o da episodi di cronaca negativi: rivolgersi direttamente agli enti non profit e, più nello specifico, al Terzo settore che per legge segue stringenti regole di trasparenza, è fondamentale per dare il proprio contributo a una causa sociale senza rischi”.

VOLONTARIATO

Volontariato in calo ma aumenta la quota dei giovanissimi

Istat certifica con l’indagine multiscopo “Aspetti dela vita quotidiana” che nel 2023 la ripresa dell’attività volontaria ha subito una diminuzione passando dall’8,3% del 2022 al 7,8% della popolazione.

Se andiamo a guardare anche il dato Istat relativo al Censimento del 2021, i volontari in numeri assoluti, contano un calo di 911.845 italiani.  I volontari maschi sono 2,69 milioni contro 1,92 femmine, ad eccezione della Lombardia che risulta prima in valore assoluto anche per presenze femminili.

Ricordiamo infatti che nel censimento 2021 il numero dei volontari è di 4.616.914, quelli rilevati nel 2015 erano 5.528.759. La differenza fra i due valori è di 911.845 volontari e il calo fra 2015 e 2021 è pari al 16,5%. C’è anche da dire che l’ultimo censimento ha come anno di riferimento il 2021, un anno ancora fortemente influenzato dalle restrizioni Covid, pertanto bisognerà aspettare qualche anno per avere un quadro più certo dell’effettivo calo.

L’identikit del volontario: uomo, 60-64enne, residente al nord, laureato e con un impiego di livello

Il profilo e la collocazione geografica del volontario “tipo” ricalca quella del donatore “tipo” (donna, 60-64enne, residente al nord, laureata e con un impiego di livello) ma al maschile. Anche in questo caso resta ampia la differenza tra nord e il resto del paese. Mettendo insieme Nord-Ovest e Nord-Est, l’Italia settentrionale arriva a contare circa 2,6 milioni di volontari, il centro 1,07 milioni e ultimo in classifica il sud, con 0,93 milioni mettendo insieme Mezzogiorno e Isole.

Il profilo del volontario non si discosta da quello del donatore nemmeno per grado di istruzione ed età: i volontari con laurea e post-laurea sono il 13,4%, con diploma 9%, in possesso di licenza di scuola media solo il 5,3%;chiudono con il 2,5% i volontari con scuola elementare o senza titoli di studio.

La quota più alta dei volontari si registra fra coloro che hanno tra i 45 e i 74 anni, con il cluster più numeroso tra i 60 e i 64 anni (9,7 %). Un dato interessante in controtendenza è la crescita dei volontari giovanissimi nella fascia 14 -17 anni che passa dal 3,9% del 2021 al 6,4% del 2022, toccando il 6,8% nel 2023. Una nuova leva di volontari/donatori da osservare con attenzione nelle prossime rilevazioni.

Lo sport e le attività ricreative/culturali gli ambiti preferiti

Tra gli ambiti di intervento preferiti, il censimento Istat mette ai primi posti sport e attività ricreative e di socializzazione, che rispettivamente aggregano 82.025 enti e 855.929 volontari il primo e 43.200 enti e 886.138 volontari attivi le seconde. Terzo posto per le attività culturali e artistiche con 41.897 enti e 743.325 persone impegnate.

DONAZIONI BIOLOGICHE

Prosegue la crescita delle donazioni biologiche

Nel 2023 è tornata a crescere la quota dei donatori di sangue e plasma fra i giovani: il 50,7% del totale tra coloro che hanno dai 18 ai 45 anni, anche se nel 2018 pre pandemia erano il 55%. Nel 2023 abbiamo assistito ad una lieve crescita del numero di donatori e delle donazioni di sangue+20.000 donatori (da 1.657.033 a 1.677.698) e +36.000 donazioni, crescita che ha comportato il superamento della soglia dei 3 milioni di donazioni. L’autosufficienza in materia di globuli rossi è stata garantita anche nel 2023, mentre, anche se il numero dei donatori di plasma è aumentato del 4%, l’obiettivo dell’autosufficienza in questo ambito è ancora lontano.

Ciò premesso, sono cresciute le attività di trapianto, con 4.502 registrazioni di organi trapiantati nel 2023. Prendendo a riferimento il tasso di donazione per milione di popolazione, le regioni con i dati più alti sono l’Emilia-Romagna (51,1%), il Veneto (46,4%), la Toscana (45,6%) e la Valle d’Aosta (40,5%).

Il Centro Nazionale Trapianti ha anche reso noto l’aggiornamento dei dati sulla disponibilità delle persone a dare il proprio consenso al trapianto degli organi. I più disponibili sono i trentenni sardi ed è Trento la città più generosa del Paese nella raccolta dei “sì” al momento del rinnovo della carta d’identità. I dati emergono dalla quinta edizione dell’Indice del Dono, il rapporto del Centro nazionale trapianti che fa il punto sulle dichiarazioni di volontà alla donazione di organi e tessuti registrate nelle anagrafi di oltre 7.000 Comuni italiani nel corso del 2023. Ad oggi complessivamente il Sistema informativo trapianti ospita poco meno di 19 milioni di dichiarazioni registrate: 71% di  e 29% di no.

Il rapporto completo è scaricabile qui

A questo link è possibile vedere lo streaming dell’evento

A questo link è possibile scaricare l’infografica

 
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