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Oltre l’emergenza: un modello per il governo dei fenomeni migratori giusto ed efficace

Il Forum Terzo Settore ha adottato a giugno 2024 un documento dal titolo “Oltre l’emergenza: un modello per il governo dei fenomeni migratori giusto ed efficace. Le proposte del Terzo settore italiano”, frutto di un lavoro collettivo avviato nel corso del 2018 e periodicamente aggiornato negli anni successivi. 

Di seguito la prima parte del documento (QUI la versione integrale):

Le ragioni che hanno spinto il Forum Terzo Settore, insieme a tante altre realtà dell’associazionismo italiano, a richiedere un cambio di passo nelle politiche dell’Italia per la gestione dei fenomeni migratori rimangono intatte1. In questi ultimi anni, il nostro Paese, così come il resto della comunità internazionale, ha affrontato sfide globali senza precedenti: basti pensare alla diffusione del virus Covid 19 e alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, alla quale si è aggiunta la drammatica ripresa della crisi in Gaza a seguito degli attacchi del 7 ottobre 2023. Lo scenario politico nazionale ha vissuto avvicendamenti non meno complessi passando attraverso un governo populista2, un esecutivo a guida tecnica fino a giungere all’insediamento di una leadership di destra alla guida del Paese. In questo contesto, i fenomeni migratori sono più che mai al centro dell’agenda politica e dell’attenzione della pubblica opinione.

Il Governo italiano ha elevato il tema della gestione dei fenomeni migratori a tratto distintivo della propria iniziativa politica specialmente nel campo delle relazioni internazionali, in un crescendo di iniziative nel corso del 2023, fra le quali il Piano Mattei per l’Africa, il Processo di Roma su sviluppo e migrazioni, e la conferenza Italia Africa del gennaio 2024, in occasione della quale il Presidente Meloni ha messo al centro della discussione il diritto a non emigrare3.

Sul piano delle politiche nazionali sono state introdotte misure che rendono più difficile l’azione di soccorso in mare da parte delle organizzazioni di società civile, sono stati estesi i termini dell’accoglienza straordinaria, ridotte le forme di protezione internazionale e sono state avviate nuove forme di esternalizzazione, come nel caso degli accordi con l’Albania. In un anno, il Governo ha approvato tre DL di modifica delle norme sull’immigrazione (DL.1/20023 convertito in L.15/2023; DL.20/2023 convertito in L.50/2023, DL,133/2023 convertito in legge 176/2023): una instabilità legislativa senza precedenti, alla quale si aggiungono gli effetti di altri interventi inseriti in provvedimenti di più ampia portata come ad esempio il DL. 124/2023 (convertito in L. 162/2023), che, oltre a misure sulla coesione sociale, ha modificato la durata del trattenimento nei Centri di Permanenza fino a 18 mesi.

In questo contesto, è necessario riaffermare che la gestione dei fenomeni migratori richiede un approccio radicalmente diverso che sappia mettere a sistema la legislazione e gli strumenti di gestione ordinaria, le politiche di cooperazione allo sviluppo, i programmi di ricerca e soccorso e i piani di accoglienza e inclusione, con particolare riguardo ai minori stranieri non accompagnati. Un approccio integrato che riesca a mettere in sinergia l’azione del governo nazionale e quella degli altri livelli istituzionali, incluse le diverse amministrazione centrali, le Regioni e Comuni, e che sostenga le iniziative sussidiarie del mondo del terzo settore.

Il diritto alla mobilità e a migrare è un tema cruciale per il nostro futuro: è necessaria una strategia che sappia mettere a sistema le fasi di programmazione, di attuazione e di monitoraggio e valutazione delle azioni messe in campo. Abbiamo bisogno di una visione e di un approccio coerente in Italia e in Europa nel quadro degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Occorre definire un’agenda di ampio respiro per superare una visione di breve periodo, che ha caratterizzato l’iniziativa anche dell’Unione Europea, al fine nell’ambito di una strategia complessiva di rilancio sociale, economico e culturale per l’Italia, l’Europa e l’Africa.

L’Unione Europea, dopo anni di discussioni, si avvia ad approvare in via definitiva una modifica alla legislazioneinmateriadiimmigrazioneeasilo,ilPattoEuropeosuMigrazionieAsilo, chelasciainvariati tutti i nodi irrisolti4, a partire dal regolamento Dublino e dall’ingresso per ragioni di lavoro, introducendo norme che spingono in un’unica direzione, ossia quella dell’esternalizzazione delle frontiere, passando per un’estensionalizzazione del concetto di porto sicuro e arrivando alla normalizzazione delle “procedure speciali”.

Come dimostra il caso dei profughi dall’Ucraina, milioni di persone per i quali è stata attivata per la prima volta la Direttiva 55/2001 sulla Protezione Temporanea, si può invece fare una accoglienza dignitosa, lasciando grande libertà di movimento ai profughi e consentendo l’iniziativa della società civile, sia delle organizzazioni di Terzo Settore che delle famiglie. Un approccio che andrebbe usato per chiunque arrivi in Europa, anche da altre aree del mondo.

Le organizzazioni del Terzo Settore hanno fanno proprie le sfide collegate al diritto a emigrare: lo sviluppo socioeconomico dei Paesi più poveri, anche attraverso la cooperazione internazionale; la risposta alle emergenze umanitarie e alle crisi geopolitiche; il sostegno all’attuazione dei diritti umani; la prima accoglienza e percorsi strutturati di inclusione che riguardano tanto i migranti quanto le nuove povertà e la riduzione delle disuguaglianze, in un’ottica comprensiva che contrasta la deriva delle guerre tra poveri e la loro strumentalizzazione.

Per questo, pur comprendendo che l‘agenda politica tende ad essere schiacciata sulla dimensione mediatica di ciò che si vede e fa più notizia, crediamo sia utile chiedere che dopo venticinque anni di politiche migratorie si dia almeno uguale considerazione alla “foresta che cresce”, ovvero le migliaia di neocittadini, lavoratori subordinati e autonomi, famiglie, giovani di seconda e terza generazione, che quotidianamente affrontano, nel silenzio della stampa e ignorati dalla politica, imepegnative sfide, fra le quali ritroviamo ad esempio: un maggiore tasso di povertà in conseguenza di salari mediamente più bassi; la stratificazione etnica del mercato del lavoro (assistenza familiare per le donne dell’est Europa; bracciantato per i giovani maschi africani subsahariani; carpenteria per macedoni e kossovari; allevamento del bestiame per gli indiani; ristorazione per i bengalesi); una maggiore mobilità imposta da un mercato del lavoro poco qualificato che li richiede a fronte dei requisiti di accesso all’edilizia residenziale pubblica discriminatori previsti dalle regioni ed enti locali; un maggiore tasso di dispersione scolastica rispetto ai giovani autoctoni; il blocco dell’accesso alla cittadinanza fino alla maggiore età anche per i figli di immigrati nati in Italia; la profilazione razziale nei controlli di polizia per i ragazzi di seconda generazione naturalizzati italiani di origine magrebina e non solo5; l’impedimento istituzionale alla piena fruizione del diritto alla libertà religiosa. Tali e tanti problemi dovrebbero essere oggetto di dibattito e di politiche mirate e sono invece quasi totalmente omessi dalle istituzioni nazionali e lasciati sulle spalle del mondo della Scuola, del Terzo settore o di alcuni sindaci illuminati.

Per cambiare veramente passo e favorire delle politiche adeguate a una società, che volenti o nolenti è ormai multiculturale come quella italiana, le questioni aperte collegate alle situazioni dei Paesi d’origine e ai cosiddetti flussi migratori, della cooperazione internazionale, del soccorso in mare e dell’accoglienza, vanno correttamente ricollocate al loro giusto posto adottando una nuova prospettiva, nella consapevolezza che se dal punto di vista storico e logico cronologico, sono anteriori ai processi di inclusione sociale, queste pesano ormai infinitamente di più sul piano quantitativo e qualitativo e meritano una attenzione prioritaria. Ne va della coesione sociale dell’Italia del futuro, che nella distrazione generale di politiche migratorie emergenziali, che si sta già costruendo da sé senza una programmazione, in modo disordinato, frammentato e potenzialmente conflittuale.

Il terzo settore italiano è ricco di un patrimonio di energie e di competenze da valorizzare, che costituisce un contributo prezioso per la costruzione di un sistema di governo dei fenomeni migratori capace di coniugare i doveri di solidarietà, gli obblighi contratti a livello internazionale, il diritto alla sicurezza e legalità, la qualità e dignità della vita e lo sviluppo sia delle persone migranti sia delle nostre comunità che accolgono. Un patrimonio che intendiamo mettere a disposizione, anche in un rapporto strutturato con il Governo italiano, per superare, come chiediamo da tempo, un approccio basato sull’emergenza, con tutte le distorsioni, le contraddizioni, le difficoltà e i rischi connessi, a vantaggio invece di un sistema integrato e partecipato che coinvolga, responsabilizzi e valorizzi tutti gli attori all’interno di una governance condivisa in una visione di sviluppo umano e sostenibile condiviso.

Forum Terzo Settore_Carta nazionale fenomeni migratori_ 2024-2

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