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Lotta alla povertà, in Legge di Bilancio poco o nulla. Le proposte dell’Alleanza contro la povertà

Foto di © Massimo Marazzini – Archivio fotografico Tanti per tutti

 

“Dati su povertà assoluta raddoppiano, ma beneficiari delle misure si dimezzano. Le proposte per invertire la rotta”

5 novembre 2024 – La legge di Bilancio deve dare una risposta significativa ed efficace alla povertà assoluta, che nel nostro Paese è diventata strutturale e coinvolte una percentuale di persone e famiglie mai così alta. Eppure, finora non sono previste risorse all’altezza di questa sfida, nel disegno di legge in discussione. È quanto ha riferito Alleanza contro la povertà in audizione presso le Commissioni riunite Bilancio dei due rami del Parlamento, lunedì 4 novembre. Innanzitutto, ha ricordato i numeri allarmanti, certificati da Istat solo poche settimane fa: l’8,4% delle famiglie italiane è in povertà assoluta (2,2 milioni), mentre gli individui in tale condizione sono il 9,7% (5,7 milioni). Non arretra neanche la povertà relativa, che oggi coinvolge oltre 1 famiglia su 10, ovvero 8,5 milioni di individui.

Una misura categoriale

“In questo contesto siamo allarmati dalla scelta del governo già compiuta di ridurre le risorse destinate al contrasto alla povertà – ha detto il portavoce nazionale, Antonio Russo – L’assegno d’inclusione (ADI) introdotto quest’anno non risponde più al fondamentale principio dell’universalismo selettivo, che caratterizza una misura di reddito minimo. Si tratta invece di una misura categoriale, poiché riservata alle sole famiglie che includano minori, disabili, anziani. Riteniamo quindi prioritario il ripristino di una misura universalistica, capace di supportare chiunque si trovi in condizione di povertà”.

Beneficiari dimezzati

Alleanza contro la povertà ricorda poi che il Fondo di finanziamento dell’ADI è stato ridotto nel 2024 prima di 200 milioni, poi di ulteriori 100 milioni. “Questo sembra mostrare da un lato che le risorse stanziate non verranno utilizzate appieno perché il “’tiraggio’ della nuova misura è al di sotto di quanto previsto, dall’altro che le risorse risparmiate non verranno usate a rafforzamento della misura stessa, ovvero avranno un impiego diverso da quello di contrasto diretto della povertà”, ha riferito Russo. Preoccupanti infatti i dati dell’Osservatorio Inps sull’impatto dell’Adi nel primo trimestre: “Se prendiamo coloro che hanno ricevuto almeno una mensilità del beneficio (695.127 nuclei) e li paragoniamo con coloro che avevano ricevuto almeno una mensilità del Reddito di cittadinanza nel medesimo periodo del 2023 (1.324.104 nuclei), vediamo che sono poco più della metà (52,5%)”, fa notare Russo.

Le proposte

Allargare la platea dei beneficiari delle misure di contrasto alla povertà è quindi un obiettivo prioritario, che la legge di Bilancio non può mancare, in un simile contesto. Per questo, l’Alleanza ha rilanciato, in sede di audizione, le principali proposte di modifica delle misure, contenute nel Position Paper. Accoglierle significherebbe, per il bilancio dello Stato, una spesa di circa 1 miliardo di euro. “Un investimento che bisogna avere il coraggio e la determinazione di fare, per il bene del Paese”, ha precisato Russo. Queste, in sintesi, le principali proposte:

  1. Indicizzazione piena dell’ADI per proteggerne il valore nel tempo rispetto alla crescita dei prezzi, in un contesto internazionale che presenta non pochi rischi di shock inflazionistici
  2. Modifica della scala di equivalenza, che valorizzi tutti i maggiorenni, così da agevolare il sostegno in particolare alle famiglie con figli
  3. Innalzamento della soglia di accesso alla prestazione per le famiglie in affitto
  4. Ulteriore riduzione dei limiti di residenza in favore delle famiglie straniere
  5. Possibilità di cumulare ameno parzialmente il beneficio almeno in parte con il reddito da lavoro (o l’estensione della franchigia di 3.000 euro oggi prevista per i nuovi lavori anche ai lavori in essere)
  6. Dotare i servizi sociali dei comuni delle giuste risorse per sostenere i percorsi d’inclusione dei beneficiari, nel rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni

Le altre misure (che non ci sono)

“Nel Ddl in oggetto non sembra vi sia l’intenzione di sostenere direttamente le famiglie in povertà neppure con altre misure – osserva ancora Alleanza contro la povertà – Ricordiamo che nel 2024, il minore investimento sul contrasto alla povertà assoluta è stato misurato nell’ordine dell’1,7 miliardi. Nel triennio, a regime nel triennio, il minore investimento sarà di 3-4 miliardi di euro. Fa eccezione la conferma del finanziamento della carta “Dedicata a te”, riservata a famiglie con figli con ISEE inferiore a 15.000 euro. Si tratta però chiaramente di un sussidio di ultima istanza e temporaneo, non certo di una misura strutturale, che forse sarebbe meglio incardinare nel Ministero della Lavoro e delle politiche sociali, piuttosto che in quello dell’Agricoltura”.

Alleanza contro la povertà è critica anche verso il nuovo Bonus alla nascita: “Sarebbe stato possibile aiutare le famiglie povere con minori destinando parte delle risorse a sostegno della famiglia al potenziamento dell’Assegno unico e universale (AUU); si è invece preferito veicolarle in favore di un nuovo bonus alla nascita, di importo indipendente alla condizione economica (escludendo coloro che superano i 40.000 euro di ISEE) e usufruibile solo per i neonati. Una misura dunque improntata esclusivamente alla natalità”.

“A partire da questo quadro di riferimento – fa sapere infine Russo – proveremo a fornire degli emendamenti al disegno di legge di bilancio, confermando, come sempre, la disponibilità dell’Alleanza nazionale contro la povertà a offrire al parlamento e al governo un contributo per una riforma strutturale che contrasti la crescita della povertà assoluta e relativa nel nostro Paese”.

 

 

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