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Giornata mondiale per la lotta alle mutilazioni genitali femminili

Il commento dell’Unicef

NoMGF6 febbraio 2013 – Nel mondo, ancora oggi, più di 125 milioni di bambine e donne sono state sottoposte a mutilazioni genitali femminili/escissione. Una su cinque vive in Egitto. Nei prossimi dieci anni 30 milioni di bambine rischiano ancora di subire questa pratica. Anche Somalia, Guinea, Gibuti ed Egitto registrano una alta prevalenza di mutilazioni con più di 9 donne e bambine su 10 tra i 15-49 anni che hanno subito tale pratica. E non vi è stato alcun calo significativo in paesi come Ciad, Gambia, Mali, Senegal, Sudan o Yemen.

Le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti alla salute, al benessere e all’autodeterminazione di ogni bambina,” ha dichiarato Giacomo Guerrera, Presidente dell’UNICEF Italia in occasione della Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili. “Le legislazioni da sole non bastano. La sfida, cui stiamo andando incontro, è di lasciare che bambine e donne, ragazzi e uomini levino la loro voce e affermino con chiarezza di rifiutare una pratica dannosa come questa.”

Oggi le bambine hanno meno probabilità di subire questa pratica rispetto alle loro madri. In Kenya e in Tanzania le ragazze tra i 15 e i 19 anni hanno tre probabilità in meno di essere mutilate rispetto alle donne tra i  45 e i 49 anni. La prevalenza, inoltre, è scesa di ben quasi la metà tra le adolescenti in Benin, Repubblica Centrafricana, Iraq, Liberia e Nigeria. L’istruzione può giocare un ruolo fondamentale nel favorire i cambiamenti sociali; più le madri sono istruite, minori sono i rischi che le loro figlie vengano mutilate e più le ragazze frequentano la scuola, più possono confrontarsi con altre persone che rifiutano tale pratica.

Non sono necessarie solo le legislazioni, ma che tutti gli attori, governi, ONG e comunità promuovano un cambiamento sociale positivo attraverso programmi e politiche mirate all’eliminazione delle mutilazioni come a tutte le altre forme di violenza contro i bambini, direttamente o indirettamente legate a norme sociali. Ci sono, però,  ancora alcuni paesi come Camerun, Gambia, Liberia, Mali e Sierra Leone che non hanno una legislazione in merito. In questi paesi l’UNICEF è particolarmente impegnato con i governi -anche fornendo supporto tecnico- per promuovere leggi in materia”, ha ricordato il Presidente dell’UNICEF Italia .

 

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