Rapporto UNESCO-UNICEF: a circa 63 milioni di adolescenti viene negato il diritto all’istruzione
19 Gennaio 2015In occasione dell’Education World Forum di Londra
19 gennaio 2015 – A circa 63 milioni di adolescenti tra i 12 a 15 anni viene negato il diritto all’istruzione, secondo il nuovo rapporto congiunto dell’Istituto per le Statistiche dell’UNESCO e dell’UNICEF “Fixing the Broken Promise of Education for All: Findings from the Global Initiative on Out-of-School Children”, lanciato oggi in occasione dell’Education World Forum di Londra.
A livello globale, 1 adolescente su 5 non va a scuola, rispetto ad 1 bambino su 11 in età di scuola primaria. Quindi gli adolescenti hanno il doppio delle probabilità di essere fuori dalla scuola rispetto ai loro colleghi più giovani. Il rapporto, finanziato dalla Global Partnership for Education, mostra anche che per i bambini che crescono aumenta il rischio di non iniziare la scuola o di abbandonarla.
121 milioni di bambini e adolescenti non hanno mai iniziato la scuola o l’hanno abbandonata, nonostante la promessa della comunità internazionale di raggiungere “l’istruzione per tutti” entro il 2015. I dati mostrano che dal 20017 non sono stati registrati progressi nella riduzione di questo numero. I bambini che vivono in situazioni di conflitti, quelli che lavorano e che devono affrontare discriminazioni su base etnica, per questioni di genere o per disabilità sono i più colpiti.
“Il lavoro, così come le strategie consolidate basate su più insegnanti, più aule e più libri di testo non sono sufficienti per raggiungere i bambini più svantaggiati”, ha detto il Direttore generale dell’UNESCO Irina Bokova. “Abbiamo bisogno di interventi mirati per raggiungere le famiglie sfollate a causa dei conflitti, le ragazze costrette a rimanere a casa, i bambini con disabilità e i milioni costretti a lavorare. Ma queste politiche hanno un costo. Questo si propone di fare un appello per mobilitare le risorse necessarie per garantire l’istruzione di base per ogni bambino, una volta per tutte”.
Mentre cresce la pressione per includere l’istruzione secondaria universale nell’agenda per lo sviluppo globale post-2015, il rapporto indica la via da seguire per rompere le barriere che tengono i bambini fuori dalla scuola. Se le attuali tendenze continuano, è probabile che 25 milioni di bambini – 15 milioni di bambine e 10 milioni di ragazzi – non metteranno mai piede in una classe.
“Per realizzare la promessa dell’istruzione universale per ogni bambino, abbiamo bisogno di un impegno globale per investire in tre aree: aumentare il numero di bambini nella scuola primaria; aiutare più bambini – soprattutto le femmine – a proseguire la scuola frequentando la scuola secondaria; migliorare la qualità dell’apprendimento che ricevono”, ha detto il Direttore generale dell’UNICEF Anthony Lake. “Non ci dovrebbe essere alcun dibattito tra queste priorità: dobbiamo farle tutte e tre, perché il successo di ciascun bambino – e l’impatto del nostro investimento nella formazione – dipende da tutte e tre queste priorità”.
I più alti tassi di abbandono scolastico si registrano in Eritrea e Liberia, dove rispettivamente il 66% e il 59% dei bambini non frequentano la scuola primaria. In Pakistan, il 58% delle adolescenti di età compresa tra i 12 e i 15 anni non vanno a scuola, rispetto al 49% dei ragazzi.
Secondo il rapporto, la povertà è il più grande ostacolo alla formazione. In Nigeria, i due terzi dei bambini delle famiglie più povere non vanno a scuola e quasi il 90% di loro probabilmente non sarà mai iscritto. Al contrario, solo il 5% dei bambini più ricchi non va a scuola e si ritiene che la maggior parte di loro cominci prossimamente.
L’UNESCO e l’UNICEF ritengono che le nuove politiche devono concentrarsi in particolare sui bambini più emarginati, nell’ambito di più grandi sforzi per migliorare l’accesso e la qualità dell’istruzione. Per fare questo, i governi hanno bisogno di informazioni affidabili su chi sono questi bambini, dove vivono, se hanno mai frequentato la scuola e se sono in grado di farlo in futuro. Ma molti di questi bambini rimangono invisibili all’interno dei metodi di raccolta di dati. I bambini con disabilità sono tra i meno visibili – semplicemente non esistono dati affidabili – e vengono trascurati nelle risposte nazionali sui bambini che non vanno a scuola.
Il rapporto richiama a investire nel miglioramento dei dati e dimostra che raggiungere i più emarginati può inizialmente costare di più, ma produce anche i migliori benefici. Migliori statistiche e strumenti innovativi possono aiutare i governi e i donatori a destinare gli investimenti per l’istruzione in modo più efficace ed efficiente.
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