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Le proposte dell’Arci per migliorare il sistema d’accoglienza

Il 7 maggio al ministero dell’Interno è previsto un nuovo vertice tra il Ministro Alfano e i rappresentanti della Conferenza delle Regioni e dell’Anci per fare il punto sull’accoglienza delle persone che stanno arrivando in Italia in cerca di protezione.

Nonostante a luglio dello scorso anno sia stato approvato con grande clamore un Piano Nazionale di Accoglienza, frutto di un accordo tra gli stessi soggetti, ancora oggi il sistema d’accoglienza è al collasso e permane un approccio emergenziale, nonostante il numero degli arrivi fosse del tutto prevedibile.

Purtroppo i nodi sui quali il sistema si è inceppato sono sempre gli stessi.

Le presenze nuove, conseguenza dei nuovi arrivi, si sommano a quella vecchie che non riescono a uscire dai centri d’accoglienza. Come avevamo ampiamente previsto, i tempi delle procedure non si sono accorciati, tutt’altro.

Le questure in molti casi impiegano dai 4 ai 6 mesi per fissare un appuntamento al richiedente che vuole presentare la domanda.

Le commissioni, a loro volta, danno appuntamenti anche dopo un anno dalla presentazione della domanda. Il tempo totale della procedura è quindi, nella maggior parte dei casi, superiore all’anno (fanno eccezione alcune questure delle province più piccole).

Inoltre nel sistema viene data centralità per la prima accoglienza ai cosiddetti hub, nei quali teoricamente i richiedenti asilo dovrebbero fermarsi per tempi brevi. Una scelta che rischia di moltiplicare le contraddizioni e gli errori dei CARA, soprattutto se non viene preliminarmente implementato il lavoro delle commissioni – sia dal punto di vista delle risorse che da quello delle competenze – con la possibilità ancora una volta di provocare un ulteriore ingolfamento  del sistema più che rappresentare una soluzione, oltre che contribuire a produrre una percezione negativa dell’accoglienza, favorendo reazioni razziste e di chiusura delle comunità locali.

Facciamo appello quindi al Governo, alle Regioni e all’Anci affinché mettano in campo con urgenza interventi concreti per migliorare le condizioni di accoglienza delle persone che vengono a chiedere asilo in Italia.

In particolare l’Arci chiede di:

● prevedere un bando Sprar straordinario per permettere di aumentare il numero di comuni coinvolti nella rete e di conseguenza il numero dei posti disponibili;

● convertire i centri delle Prefetture che rispettano standard adeguati in centri Sprar e chiudere quelli, e sono la maggioranza, che non li rispettano, portando il sistema Sprar ad almeno 60mila posti;

● prevedere un aumento del numero delle commissioni e una riforma urgente affinché siano composte da persone competenti in materia di diritto d’asilo, indipendenti e che abbiano un incarico esclusivo;

● organizzare gli hub attraverso l’accoglienza diffusa all’interno del sistema Sprar, con una categoria di centri Sprar dedicati e con servizi e personale specifici;

● coinvolgere subito i soggetti del terzo settore nell’individuazione di soluzioni sostenibili e nella programmazione del piano di intervento nazionale.

 

ArciReport, 7 maggio 2015

 

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