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#RiGenerazioneNonProfit: il Terzo settore visto dai giovani. Puntata4

Il 7 ottobre si è concluso l’evento #RiGenerazioneNonProfit, ma continuano le puntate de “Il Terzo settore visto dai giovani”, con i contributi degli under 35 del mondo del non profit.

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Attraverso la cooperazione internazionale, le attività del Terzo settore italiano si estendono ben oltre i confini del nostro Paese. Lo sa bene chi opera in questo ambito, come Alessandro, Anisa, Anissa e Elena, che ci hanno raccontato le loro esperienze a contatto con culture diverse o i loro progetti di collaborazione con città europee, che li vedono coinvolti insieme alle rispettive organizzazioni di Terzo settore.

Alessandro, ad esempio, è il presidente dell’associazione Abakhi che gestisce un CAS con 6 minori stranieri non accompagnati in un bene confiscato alla ‘ndrangheta. Del suo periodo vissuto in Africa racconta di aver imparato molto dai bambini di 8 anni con cui lavorava. “Tutti i giorni cantavano nella loro lingua una canzone per salutarci che recitava così: <<siamo tutti il frutto della stessa terra, guardiamo le stesse stelle e abbiamo tutti lo stesso cielo>> Alle parole, poi, seguivano i fatti, perchè erano loro i primi a fare qualcosa per gli altri”.

Il Terzo settore, scrive Alessandro, “ha una visione a 360 gradi sul mondo, sulla società, sulle persone“, e lavorarci, per lui, non è una scelta lavorativa, ma una scelta di vita.

Anisa, 31 anni, è nata in Albania, vive a Roma e da qualche anno collabora con ENGIM in Italia e all’estero (a Tena, in Ecuador, ha svolto un tirocinio). ENGIM è un’associazione che opera sia livello nazionale che internazionale per lo sviluppo professionale, la promozione personale e sociale dei giovani e dei lavoratori. Dopo 17 anni in Italia, Anisa è tornata in Albania per lavorare principalmente con le comunità rom. Ora, di nuovo a Roma, si occupa della selezione e formazione dei volontari in partenza per il servizio civile o per il servizio volontario europeo.

Poi c’è Anissa, civilista di ASPEm Onlus, un’associazione che si occupa di cooperazione internazionale nella provincia di Como. “L’esperienza nella cooperazione”, scrive, “è stata essenziale nella mia formazione per comprendere come, a livello territoriale, il Terzo settore e il pubblico si incastrino per dar risposta ai bisogni della cittadinanza. Trovo che la forza del Terzo settore debba essere letta nella spinta innovativa che offre al nostro welfare; innovazione che passa da un’attenta conoscenza del contesto in cui le associazioni si muovono e che, spesso, richiede costanti cambiamenti alle politiche sociali”.

Cooperare vuol dire anche realizzare a livello internazionale progetti di sviluppo sostenibile e rigenerazione urbana. Un esempio è “2nd chance – Waking up the sleeping giants”, un programma di cooperazione territoriale promosso dall’Unione europea che coinvolge diverse città europee e al quale partecipa anche il Centro turistico giovanile TURMED, in cui lavora Elena. Operativa sul territorio napoletano, l’associazione è impegnata nella realizzazione di interventi di arredo urbano nella periferia (pulizia delle aree verdi, animazione territoriale ecc…) con l’obiettivo di recuperare gli spazi e coinvolgere la cittadinanza nella tutela dei luoghi pubblici e dei beni comuni.

“Probabilmente”, scrive Elena, “la scelta di lavorare nel Terzo settore è collegata alle dinamiche sociali della città di Napoli e ai fenomeni di disagio e di illegalità diffusi in alcuni territori, che hanno alimentato la mia riflessione sulla necessità di dover contribuire al loro recupero. Ritengo che il Terzo settore oggi debba rappresentare una risposta competente alla richiesta di servizi delle nostre città, e che debba (purtroppo) riempire quei vuoti istituzionali nei confronti dei bisogni dei territori e delle popolazioni, a cui le amministrazioni non sempre riescono a rispondere”.

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